tag:blogger.com,1999:blog-84994917025013446782024-03-04T21:24:51.067-08:00SCUDOCROCIATO<img alt="Indice del forum" src="http://scudocrociato.altervista.org/_altervista_ht/scudoblog.gif" vspace="1" border="0">Diabolick00http://www.blogger.com/profile/04602982159094744322noreply@blogger.comBlogger101125tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-63689391199723418102010-08-07T07:41:00.000-07:002010-08-07T07:42:53.867-07:00Ricominciamo da qui<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSlpHewcAHxFfxHymhHE7JoiJLf5Lo7mNVPDwiOIAqdeCMHKVRq_ev6e7Gl73EhhiVSxDfHrW3EtZCzIJjlul2dFjTu2ahJBEurZ1idBr4bQ6Tm5iFreRVpHKadhG6FjMODuIpA7EK1y4/s1600/in+difesa+dello+scudo_2.png"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 231px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSlpHewcAHxFfxHymhHE7JoiJLf5Lo7mNVPDwiOIAqdeCMHKVRq_ev6e7Gl73EhhiVSxDfHrW3EtZCzIJjlul2dFjTu2ahJBEurZ1idBr4bQ6Tm5iFreRVpHKadhG6FjMODuIpA7EK1y4/s400/in+difesa+dello+scudo_2.png" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5502678413191554914" /></a>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-12400119365343326202010-08-05T01:08:00.001-07:002010-08-05T01:08:57.415-07:00Da L'Espresso... Tremate gente!<span class="Apple-style-span" style="font-family: geneva, gadget, arial, helvetica, sans-serif; font-size: medium; "><a href="http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Casini-fa-il-restyling/2131812#commenti" class="a1" title="Commenta" style="border-top-width: 0px; border-right-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-style: initial; border-color: initial; text-decoration: none; outline-style: none; outline-width: initial; outline-color: initial; float: right; padding-left: 10px; font-size: 12px; font-weight: bold; color: rgb(238, 28, 41); line-height: 16px; background-image: url(http://espresso.repubblica.it/img/arrowsbullets.gif); background-attachment: initial; background-origin: initial; background-clip: initial; background-color: initial; position: relative; top: 0px; right: 0px; clear: both; margin-top: -18px; background-position: 0px -77px; background-repeat: no-repeat no-repeat; "><br /></a><a href="http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Casini-fa-il-restyling/2131812#commenti" class="a1" title="Commenta" style="border-top-width: 0px; border-right-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px; border-style: initial; border-color: initial; text-decoration: none; outline-style: none; outline-width: initial; outline-color: initial; float: right; padding-left: 10px; font-size: 12px; font-weight: bold; color: rgb(238, 28, 41); line-height: 16px; background-image: url(http://espresso.repubblica.it/img/arrowsbullets.gif); background-attachment: initial; background-origin: initial; background-clip: initial; background-color: initial; position: relative; top: 0px; right: 0px; clear: both; margin-top: -18px; background-position: 0px -77px; background-repeat: no-repeat no-repeat; ">Commenta</a><h6 style="position: relative; width: 85px; height: 19px; margin-top: 0px; margin-right: 8px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 0px; padding-right: 2px; padding-bottom: 0px; padding-left: 2px; float: left; font-family: arial, gadget, sans-serif; top: 8px; font-size: 13px; color: rgb(255, 255, 255); line-height: 20px; background-color: rgb(238, 28, 41); "><strong style="font-size: 13px; ">Terzo polo</strong></h6><h2 style="position: relative; width: 395px; height: auto; margin-top: 6px !important; margin-right: 0px !important; margin-bottom: 0px !important; margin-left: 0px !important; padding-top: 0px; padding-right: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; float: left; font-family: arial, gadget, sans-serif; font-size: 22px; line-height: 24px; ">E Casini fa il restyling</h2><em class="em1" style="font-size: 12px; font-style: normal; color: rgb(153, 153, 153); float: right; width: 395px; ">di Tommaso Cerno</em><p class="p1" style="position: relative; width: 484px; height: auto; margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 10px; padding-right: 0px; padding-bottom: 5px; padding-left: 0px; float: right; font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 16px; font-weight: bold; ">Visto che attorno tutto sta crollando, Pierferdy rovescia il suo partito, gli cambia nome e simbolo, apre agli under 40. Puntando a radicarsi sul territorio con i 'Circoli della nazione'</p><span style="position: relative; left: 11px; font-size: 12px; color: rgb(153, 153, 153); float: left; clear: both; ">(02 agosto 2010)</span><div class="article" style="position: relative; width: 484px; height: auto; margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; padding-top: 10px; padding-right: 0px; padding-bottom: 5px; padding-left: 0px; float: right; font-size: 12px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 16px; clear: both; "><span class="cont_img" style="position: relative; left: 0px; font-size: 12px; color: rgb(153, 153, 153); float: left; clear: both; display: block; width: 234px; margin-bottom: 5px; "><img width="220" src="http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/2009/05/21/796264.jpeg" class="img1" alt="" style="border-top-width: 1px; border-right-width: 1px; border-bottom-width: 1px; border-left-width: 1px; border-style: initial; border-color: initial; text-decoration: none; outline-style: none; outline-width: initial; outline-color: initial; float: left; position: relative; font-size: 12px; font-weight: normal; color: rgb(153, 153, 153); border-top-style: solid; border-right-style: solid; border-bottom-style: solid; border-left-style: solid; border-top-color: rgb(102, 102, 102); border-right-color: rgb(102, 102, 102); border-bottom-color: rgb(102, 102, 102); border-left-color: rgb(102, 102, 102); padding-top: 1px; padding-right: 1px; padding-bottom: 1px; padding-left: 1px; left: 0px; margin-top: 0px; margin-right: 10px; margin-bottom: 2px; margin-left: 0px; " /></span>Puff. Potrebbe sparire. Per la prima volta nella storia repubblicana lo Scudo crociato rischia di non comparire sulla scheda elettorale. Se fino a pochi mesi fa si combattevano battaglie giudiziarie pur di accaparrarselo, il simbolo della Democrazia cristiana sembra esaurire il suo appeal al centro. Tanto che dovrà fare i conti con colui che finora è stato il suo custode più devoto: Pier Ferdinando Casini. Già, perché l'Udc è in fase di restyling estivo. A caccia di un modello nazional-popolare capace di ridare voti a un partito indietro nei sondaggi rispetto al suo leader. Soprattutto se, vista la resa dei conti nel Pdl tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, arriveranno ben prima del 2013. La fase 1 è cominciata. Una mini-rivoluzione che, prima del Partito della Nazione, se mai ci si arriverà, farà nascere i Circoli. Qualcosa di simile ai fan club del Cavaliere capeggiati da Michela Vittoria Brambilla, buoni cioè per pescare nella società civile e sparigliare i giochi interni a un movimento che rischia di contare più iscritti che elettori.<br /><br />La svolta sta in un dossier interno che circola riservatamente. E in un logo (ancora in prova) dove compare, o meglio scompare, la vera novità: un arcobaleno tricolore sostituisce il vecchio scudo bianco e rosso. Un'eresia, secondo gli ex dc, una scommessa per i fedelissimi di Casini che dopo due anni di traversata solitaria al centro fra gli affondi di Berlusconi e Bossi e le avance a intermittenza del Pd, vogliono pesare di più. E sondare che mai succederebbe se al congresso di fine anno la vecchia Udc chiudesse i battenti per rinascere con un volto liftato. Se ci riusciranno è presto per dirlo. Ma certo a via dei Due Macelli tira aria di terremoti.<br /><br />I supporter del progetto hanno la bocca cucita. Ripetono che "sarà molto più di un correntone targato Casini". E che un'accelerazione c'è stata, al punto che il leader dell'Udc ha accennato alla rivoluzione copernicana già la scorsa settimana a Jesolo durante una convention a porte chiuse con i giovanissimi del partito: "C'è bisogno di sburocratizzarci, di avvicinare la gente alla politica attraverso mezzi non tradizionali", ha detto Casini dal palco. "Un messaggio all'elettorato che oggi lo apprezza, ma che non si ritrova in sintonia con un Dna nostalgico della Dc", sussurra un deputato. Ma altrettanto chiaro è il messaggio rivolto "a quelli come Fini e Montezemolo per ricordare loro che, se un Terzo polo mai ci sarà, la primogenitura spetterà a noi". <span class="adv" style="position: static; left: 11px; font-size: 12px; color: rgb(153, 153, 153); float: right; clear: both; margin-top: 10px; margin-right: 0px; margin-bottom: 5px; margin-left: 10px; "></span><br /><br />L'idea è nata tutta in famiglia. Durante una cenetta fra il quasi suocero Pier Ferdinando e il quasi genero Fabrizio Anzolini, fidanzato di Maria Carolina, figlia del leader Udc e già designato responsabile dei Circoli a Nord-est. Uno che sta defilato, ripete di non essere la "trota scudocrociata" ma che, assieme ai deputati targati Casini, ha già consegnato un dossier al capo. Dentro c'è tutto: dettagli, slogan, simboli, struttura, nomenklatura e campagna di lancio dei "Casini boys". La parola d'ordine è "svecchiare". Dare spazio all'area innovatrice che tra i parlamentari fa riferimento al portavoce Roberto Rao, al veneto Antonio De Poli, all'emiliano Mauro Libè o ancora ai siciliani Gianpiero D'Alia e Saverio Romano. Un'idea che tra gli attuali dirigenti interessa Michele Vietti, Ferdinando Adornato e il segretario Lorenzo Cesa.<br /><br />Parole impietose, invece, per le vecchie glorie trattate come tromboni da pensionare. "Se l'operazione verrà ricondotta a Buttiglione, De Mita e Pezzotta, senza nulla togliere al loro alto profilo politico, sarà un buco nell'acqua", avverte infatti il dossier interno, e meno male che il profilo resta alto. Se invece uscirà il messaggio che "Casini scende in campo per un nuovo partito", beh, allora si marcherà la differenza pure "con il Pdl degli Scajola, dei Verdini e dei Dell'Utri".<br /><br />Il lancio è fissato per l'autunno. Si progettano manifesti, spot e pure un numero verde per chi vorrà fondare un Circolo dietro casa. A Roma resterà il gotha guidato da Casini e da un coordinatore under 40 "direttamente riconducibile al presidente". Con una prima missione davvero dura: invadere la Padania leghista.</div></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-41415549645680525122010-02-20T03:57:00.000-08:002010-02-20T04:17:47.609-08:00IL BLOGHo notato con piacere-dispiacere che questo blog sia l' ultimo mezzo di comunicazione rimasto ai vecchi giovani dello scudocrociato.<br />Purtroppo in rete non esiste un vero e proprio punto d'incontro(come c'era una volta il vecchio sito dei giovani udc) i ragazzi che si occupano di coordinare a livello nazionale dai tempi di Barbuto non hanno fatto ancora niente per rimediare a questa grande lacuna.<br />Ragazzi sono contento che ci sia ancora questo blog continuiamo cosi cerchiamo di pubblicizzarlo nel migliore modo possibile, perché può diventare uno strumento molto importante per tutti i giovani che amano parlare di politica.Diabolick00http://www.blogger.com/profile/04602982159094744322noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-55638633973665045702010-01-08T04:55:00.000-08:002010-01-08T04:57:50.891-08:00Se nell'UDC la “rettorica dei valori” copre un’operazione che è tutta politicista<span class="Apple-style-span" style="font-family:Tahoma, Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;">di Marco Margrita</span></span><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:Tahoma, Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;"><br /></span></span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:Tahoma, Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;"><span class="Apple-style-span" style=" ;font-size:11px;"><p><b><span><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;">Cari amici UDC ma che differenza ci trovate tra una Bonino ed una Bresso?</span></span></b><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;"> </span><br /><br /></p><p><span style="font-size:100%;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:'times new roman';"><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">Parto da uno spunto che Maurizio ha lasciato sulla mia bacheca di FB: "Cari ex amici UDC ma che differenza ci trovate tra una Bonino ed una Bresso?".<br />La questione è rilevante. In generale. Ed ancor più per un blog come il nostro, che ha provato spesso (per qualcuno anche troppo) ad interrogarsi sul ruolo dei cattolici in politica, specie in questa fase delicata della vita nazionale.<br />L’Unione di Centro (notare la bismarkiana eliminazione di ogni riferimento all’ispirazione cristiana/democristiana) sembra ormai essersi votata all’unica missione di disarticolare questo bipolarismo.<br />Detto per inciso, la politica urlata e di contrapposizione prodotta dalla “partitocrazia senza partiti” in cui paiamo essere rinchiusi anche a me piace per nulla.<br />La mitizzazione del centro ha consentito, anche per la disinvolta e per nulla organica sommatoria qui di potere clienterale e là di schietta militanza cattolica, altrove di vaghi moralismi clericali e più in generale con una certa accondiscendenza a moderatismi elitari e massoneggianti, al “partito” di Pier Casini di mantenere una quota di consensi utile a condizionare, specie in elezioni come le regionali, i grandi partiti. L’anarchia valoriale di un Cav. non capace di ancorarsi, se non in una declinazione banalmente conservatrice, al popolarismo europeo e l’irrilevanza dei cattolici-democratici nel PD hanno fatto il resto.<br />La “rettorica dei valori” copre un’operazione che è tutta politicista. In un progetto cui, non a caso, ha trovato casa il tecnocratico Ciriaco De Mita.<br />Ricordo, in tempi in cui ho speso più di qualche energia all’interno dello Scudocrociato secondarepubblichino, una formula cara a Michele Vietti: “dobbiamo essere il Partito Repubblicano della Seconda Repubblica”. Forse non bisognerebbe aggiungere altro; la formula dice molto del disprezzo per la dimensione popolare della politica che Bersani e Berlusconi paiono, pur tra mille contraddizioni, voler difendere.<br />La Bresso e la Bonino esprimono posizioni assai simili (un esempio su tutti il caso Englaro), condividono una visione radicale e relativista. Sono, in altri cambi, penso alla modernizzazione economica, anche capaci di spunti interessanti, ma davvero non paiono proprio, né l’una né l’altra, le compagne ideali per un lavoro politico che si voglia fare, laidamente certo, “da cristiani”.<br />Allora, dove sta la differenza? Nella funzionalità al disegno politicista di disgregazione del pilolarismo, in una conversione al leninismo (è vero e buono ciò che serve al nostro disegno) che l’Udc ha ormai fatto propria. Una conversione che temiamo non possa che portare ad una prodizzazione del Pierfurby (o per richiamare uno slogan coniato in un altro post: “Vietti come Castagnetti”).<br />Non cederò all’anticomunismo moralista ed antidiscotecaro di Giovanardi, ma nemmeno all’asservimento al feticcio del Centro come ideologia. I cattolici debbono certo essere protagonisti di una “uscita intelligente dal berlusconismo” ma non cedendo al ruolo di utili idioti (fa un po’ mosca cocchiera dire, come fanno molti leader Udc piemontesi, dire che “non siamo andati noi a sinistra, è la sinistra che è andata al centro”) dell’Ircocervo PD.<br />La differenza tra Bresso e la Bonino non c’è. Per quanto i salti di gioia a votare il leghista Roberto Cota non è che li faccio. Ed anche il PdL dovrebbe essere più popolare e meno moderato.</span></span><br /></span></p></span></span></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-73218405066159646542009-12-23T12:57:00.000-08:002009-12-23T12:58:41.025-08:00Il regicidio mancato e il dialogo necessario<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; "><span class="apple-style-span"><span style="line-height: 14px; color: rgb(51, 51, 51); font-family: Georgia, serif; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; ">Albert Camus ha dedicato alcune delle pagine più belle e significative del suo “L’Uomo in rivolta” al regicidio, la più alta forma di attacco alla Monarchia. Uccidendo il Re si uccide il suo Regno, si attacca, quindi, direttamente il fulcro emanatore del suo potere. Camus prende a modello il regicidio più famoso della storia, quello perpetrato ai danni di Luigi XVI, ultimo re della Francia assolutistica e totalitaria. Il filosofo francese spiega con grande semplicità che “non sempre il regicidio diventa sinonimo di libertà”. A volte, infatti, potrebbe semplicemente essere un modo di sostituire un re scomodo, non amato dai sudditi. Di intrighi del genere ce ne sono stati tanti nel mondo antico. Chi non ricorda le congiure di palazzo a Roma durante i fastosi banchetti imperiali? Ciò nonostante quando un imperatore veniva assassinato, veniva immediatamente nominato il suo successore: a nessuno sarebbe mai venuto in mente di ucciderlo per mettere la parola fine al potere imperiale. E così è stato a lungo nella storia, fino a quando sul patibolo non salì Luigi XVI. “Vive la République!” fu il grido che pervase le strade di una Parigi in festa: dopo di lui i francesi non vorranno più nessun altro re. Prima di lui già Oliver Crowmell se ne era servito in Inghilterra per eliminare lo sconfitto Carlo I e sostituire alla monarchia un governo repubblicano. Ma oggi, dicembre 2009, un regicidio è ancora pensabile? È ancora ipotizzabile colpire il massimo esponente di un sistema democratico? Di sicuro è possibile farlo. Abbiamo visto tutti cosa sia successo al Presidente del Consiglio due domeniche fa a Milano: una riproduzione in gesso e metallo del Duomo di Milano lo ha colpito in pieno, causandogli la frattura di due denti e del setto nasale. Le immagini di quegli istanti ci sono state riproposte centinaia di volte in televisione, accompagnate ogni volta da commenti di autorevoli personaggi, pronti a condannare questo atto di violenza inaudito e ingiustificabile. Più o meno, dicevano tutti la stessa cosa, finché un intellettuale di grande valore come Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”, si è chiesto: “e se fosse regicidio?”. Ammettiamo pure che lo fosse (in fondo Berlusconi è pur sempre il nostro presidente del consiglio e resta il leader assoluto del più grande partito politico italiano) resta da definire l’identità di questo regicidio e il suo obiettivo finale: lo psicolabile Tartaglia voleva colpire lo Stato, rappresentato in quel momento dal premier, o il Berlusconi uomo? La risposta è scontata: il colpo era indirizzato all’uomo, non all’istituzione. È bastato un attimo, un solo attimo e il Principe Silvio si è trasfigurato in una maschera di sangue, il suo corpo si è fatto pesante ed è crollato a terra e il suo sguardo è diventato assente. Sembrava davvero la fine più cruenta e terribile del quindicennio berlusconiano. E invece è andata bene: Berlusconi si è rialzato ed è stato prontamente ricoverato, al sicuro da ogni altro rischio. Prima di lui solo Mussolini ci era andato così vicino. La mattina del 7 aprile 1926, infatti, venne ferito da una donna inglese, Violet Gibson, che gli sparò da distanza ravvicinata, ferendolo lievemente al naso. Il giorno dopo, Mussolini, appena medicato prima di recarsi in Libia, commentò: «Le pallottole passano e Mussolini resta». Ma già Niccolò Machiavelli nel suo De Principatibus metteva in guardia il Principe dal male che i suoi sudditi avrebbero potuto tramare nei suoi confronti e per questo lo invitava a essere “furbo come la volpe e forte come il lione”: il Principe deve “antivedere” ogni possibile “disastro” e cercare ogni mezzo per neutralizzarne i danni. Non so quanto il nostro Principe sia stato in grado di farlo: di sicuro non lo è stata la sua scorta, che lo ha ripetutamente esposto a rischi sempre maggiori nei minuti dopo il lancio della statuetta. Karl Marx nell'incipit de Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte scrive: “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”. Se è davvero così, la trasfigurazione sanguinolenta del premier rappresenterebbe il primo segno del suo declino e ciò rischia solo di infervorare il già teso clima politico ancor di più. Gli estremisti non mancano, in nessuno dei due poli. Si presentano solo in forma diversa: a sinistra giustizialisti e forcaioli, a destra reazionari e “proscrizionisti”. E in questo modo il dialogo necessario tra i due poli viene meno e viene soffocato dal protagonismo di qualche aspirante leaderino. I risultati di questa politica dello scontro e del sangue sono sotto gli occhi di tutti: il tentato regicidio ai danni di Berlusconi ne è la prova più evidente. Oggi serve necessariamente il dialogo e tutti noi abbiamo il dovere morale e politico di favorirlo con ogni mezzo a nostra disposizione. Anche a costo di scontrarci con i pregiudizi dell’opinione pubblica. Oggi servono coraggio, riflessione e buona volontà. Li troveremo?</span></span></span></p><div style="text-align: justify;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; line-height: 14px;"><br /></span></div><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; "><o:p></o:p></p><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-2647109174085648302009-12-13T09:29:00.001-08:002009-12-13T09:29:28.608-08:00Solo fantapolitica, vero?<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); line-height: 20px; "><blockquote style="line-height: 1.3em; margin-top: 1em; margin-right: 20px; margin-bottom: 1em; margin-left: 20px; "><div style="text-align: justify; "><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana; font-size: 12px; line-height: 18px; ">[...] In Sicilia il presidente Lombardo ha avviato un percorso politico interessante, a cui, da tempo, avevo invitato a guardare con attenzione. Ora nel Gruppo Misto sono in stretto contatto con gli otto parlamentari dell’Mpa. Sono convinto che, prima o poi, si consumerà la rottura con Berlusconi e dalla Sicilia uscirà un assetto diverso, con il quale i dirigenti dell’Udc siciliana (verso i quali spesso mi sono trovato in dissenso) dovranno fare duramente i conti [...].</span></div><div style="text-align: justify; "><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana; font-size: 13px; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: 12px; line-height: 18px; ">Bruno Tabacci sul suo <a href="http://blog.brunotabacci.it/indexblog.php?dahome=ok&numeroart=101#commpost" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">blog</a></span></span></div></blockquote><div style="text-align: justify; "><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana; font-size: 13px; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: 12px; line-height: 18px; "></span></span></div><div style="text-align: justify; ">Qualche tempo fa avevo <a href="http://giovaniudclentini.blogspot.com/2009/11/anche-lombardo-e-micciche-con-rutelli.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">scritto</a> un post in cui raccontavo degli avvicinamenti tattici che Rutelli (dietro consiglio e spinta di Tabacci) sta avendo con il Mpa di Lombardo e il Pdl Sicilia di Micciché. Solo fandonie, futuristica fantapolitica mi si disse. E invece gli avvenimenti degli ultimi giorni sembrano dare ragione alla mia tesi. Se le cose <a href="http://palermo.repubblica.it/dettaglio/lombardo-guerra-di-nervi-con-gli-alleati/1801696" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">andranno</a> come devono andare, presto a Sala D'Ercole verrà presentato il Lombardo Ter, frutto della snaturata alleanza tra l'attuale governatore, il sottosegretario al CIPE di Micchichè e il Pd siciliano. Ma si potrebbe aggiungere anche un quarto attore: l'Alleanza per l'Italia di Rutelli che, dopo aver registrato l'<a href="http://www.libero-news.it/adnkronos/view/238911" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">adesione</a> di Mario Bonomo, sarebbe sul punto di ingigantire il proprio gruppo con l'adesione di altri 10 parlamentari delusi, provenienti dal Pd, dal Pdl e qualcuno addirittura dall'Udc. Ma il vero obiettivo rutelliano sarebbe un altro: offrire ai due fustigatori del centrodestra l'adesione al suo nuovo partito, in cambio di alcune importanti garanzie a livello nazionale. In questo modo, Lombardo e Miccichè potrebbero essere garantiti e avrebbero una posizione di rilievo nelle trattative al momento della futura fusione con l'Udc siciliano. In fondo un governo che da una base di centrodestra (31 deputati) con l'appoggio esterno del centrosinistra del Pd (29 deputati) rischia di apparire come un autogol eccessivo. La musica suonerebbe diversamente se i 31 deputati si dichiarassero appartenenti a un movimento centrista che mira a costruire un'alternativa a Berlusconi partendo dalla Sicilia, da sempre laboratorio politico di grandi novità. Anche perché questa potrebbe veramente essere l'anteprima di Kadima in salsa italiana: non dobbiamo dimenticarci che all'interno del Pdl Sicilia ci sono numerosi finiani... A confronto il Milazzismo sembra una favoletta per bambini.</div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-21162882806830200762009-12-13T09:28:00.001-08:002009-12-13T09:28:36.969-08:00La Destra oltre il Centro<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div style="text-align: justify; "><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; "><span class="apple-style-span"><span style="font-family: Georgia, serif; color: black; ">Beppe Severgnini oggi dalle colonne di Sette definisce “improponibile” il progetto di una <i>Destra delle regole</i>, perché in Italia se si vuole essere <i>de destra</i> lo si deve essere alla maniera della Lega: muscolosi, battaglieri e intransigenti. E non moderati, aperti, riflessivi. Quindi Fini farebbe meglio a rivedere la sua posizione e a dare un assetto definitivo al proprio riposizionamento politico: perché dopo la sua svolta a “sinistra” (se così la si vuole definire) l'area del Pdl non è proprio più casa sua. Dura </span></span><span class="apple-style-span"><span style="font-size: 9pt; line-height: 13px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><a href="http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=3316&Cat=1&I=immagini/PERSONAGGI/severgnini_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Il%20Corsivo&Codi_Cate_Arti=44" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; "><span style="font-size: 11pt; line-height: 17px; ">risposta</span></a></span></span><span class="apple-style-span"><span style="font-family: Georgia, serif; color: black; "> da parte di Filippo Rossi che nel suo corsivo quotidiano su FareFuturo invita il giornalista del Corsera a indirizzare il proprio “pessimismo” altrove: “l'Italia merita di cambiare e diventare un paese normale”. Rossi cita anche lo storico Giovanni Tassani e immagina una destra “libertaria e non autoritaria, riformista e non conservatrice, democratica, non populista, non gerarchica, non totalitaria, non antimoderna, non patriottarda, non razzista e non classista”. Un bell’affresco, non c’è che dire. Ma non vi pare che questa Destra assuma dei caratteri che l’avvicinano di più a un’idea <i>centrista</i> della politica? Qualche tempo fa proprio sul Secolo d'Italia, Agostino Carrino,</span></span><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Georgia, serif; color: black; "> </span></span><span class="apple-style-span"><span style="font-family: Georgia, serif; color: black; "><a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=O8HU4" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">scriveva</a>che se i grandi partiti vogliono tornare a vincere devono essere in grado di recuperare voti al Centro. Non quello <i>partitico</i>, però, ma quello <i>ideale</i>, punto di sintesi costruttiva tra le idee conservatrice e quelle progressiste: un elettore di Centro moderno è definibile come un “progressive conservative”, un conservatore progressista. </span></span><span style="font-family: Georgia, serif; color: black; ">Basta dare un’occhiata al panorama politico mondiale: in Europa tutte le Destre sono tornate a vincere solo dopo aver virato con decisione al Centro, in modo da poter competere in modo più diretto con i partiti riformisti e socialdemocratici. <span class="apple-style-span">Già il grande filosofo cattolico Augusto Del Noce distingueva due modi di fare Centro: </span>da una parte, il compromesso, la prassi che prende il posto dei principi e degli ideali, un partito senza filosofia e senza religione come punto d’incontro neutro generato dall’affievolirsi di due spiriti. Una aggregazione senza grandi passioni che promette un benessere tranquillo e persuade al sonno e che vive prevalentemente sull’inadeguatezza degli altri partiti. Insomma, la “palude” della Rivoluzione Francese. Dall’altra, il “Centro” inteso come luogo della restaurazione dei principi che non punta alla dissociazione di teoria e pratica, bensì all’apertura del nuovo orizzonte dell’eternità dei valori della persona per un nuovo umanesimo politico; che diventa nella visione di Del Noce addirittura una<i>fedeltà creatrice</i>. Certo, il Centro finiano sarebbe diverso da quello incarnato dall’Udc: sarebbe più laico, più liberale, più progressista. Ma sarebbe un’agente destinato ad interloquire con il progetto da noi portato avanti e diventerebbe parte integrante del sogno di una Kadima italiana. Anch’io, come molti, specie tra gli elettori cattolici, ho dei seri dubbi su come si possano far convivere le divergenze in materia etica: ma se oggi vogliamo costruire un partito nuovo davvero dobbiamo essere disposti a superare le differenze e a valorizzare le nostre visioni comuni. Il<i>centrismo</i> di oggi dunque si presenta in tempi e modalità diverse da quello che abbiamo conosciuto finora, ma ha una continuità di ispirazione ideale che fa sì che la componente storica del popolarismo e del cattolicesimo democratico possa confluire una prospettiva più ampia: parlare oggi, dunque, di <i>centrismo</i> significa confrontarsi con le grandi novità dell’integrazione europea, della globalizzazione e di una sintesi possibile tra economia sociale e mercato mondiale liberale. Servono molti passi in avanti per giungere a questo punto. Sia Fini che Casini ne hanno compiuti già una buona parte: con l’apporto di Rutelli e di esponenti della società civile come Montezemolo, forse si può riuscire a creare qualcosa che paradossalmente riesca ad andare addirittura oltre il “Centro” stesso, superando definitivamente le terribili e intoccabili categorie politiche del Novecento, come ha auspicato lo stesso presidente Casini in un’<a href="http://www.pierferdinandocasini.it/wp-content/uploads/2009/12/Dalla-Lega-attacchi-odiosi-alla-Chiesa-e-i-lumbard-dettano-legge-al-governo.pdf" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">intervista</a> sul Messaggero. Un passo del genere riuscirebbe a superare anche il malconcio e fallimentare bipolarismo bloccato e potrebbe donare all’Italia un partito di governo forte, duraturo, europeo, moderno. Il futuro del nostro Paese passa per una Destra capace di convergere al Centro. Non ci resta che aspettare.<span></span><o:p></o:p></span></p><div><span class="Apple-style-span" style="color:#000000;"><br /></span></div><p></p></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-29549427864547989302009-12-13T09:27:00.001-08:002009-12-13T09:27:50.845-08:00Il posto dei cattolici<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div style="text-align: justify; ">Siamo sempre più scomodi noi cattolici. In realtà lo siamo molto nei due grandi partiti dello schieramento politico italiano: nel Pdl siamo visti come utili e interessanti suppellettili, mentre nel Pd ormai c'è un diffuso senso di insofferenza nei nostri confronti. Fortuna che esiste l'Udc. O almeno così scrive stamattina Massimo Franco sul <a href="http://www.corriere.it/editoriali/09_dicembre_09/cattolici-senza-casa-editoriale-massimo-franco_427fde16-e489-11de-b76e-00144f02aabc.shtml" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">Corsera</a>, e gli fanno eco tutte le tensioni di questi giorni: Dorina Bianchi è <a href="http://www.unita.it/news/italia/92298/dorina_bianchi_lascia_il_pd_torno_alludc_ero_un_ospite" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">uscita</a> dal Partito Democratico per aderire (o meglio tornare) nell'Unione di Centro e con ogni probabilità sarà seguita a ruota da molti altri <a href="http://www.affaritaliani.it/politica/pd-cattolici-bersani091209.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">scontenti</a>, in primis il gruppo dei Teodem e l'ex rutelliano Renzo Lusetti, che potrebbero formalizzare il proprio passaggio già nei prossimi giorni. Enzo Carra, deputato teodem con una lunga storia nella Dc prima e nella Margherita poi, ha aperto, ad esempio, sul proprio blog una<a href="http://84.253.151.156/?p=1480" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">corrispondenza</a> con il presidente della Costituente di Centro Savino Pezzotta, circa la necessità di ripensare la formula dell'impegno politico dei cattolici italiani: è giusto rimanere divisi tra tutti gli schieramenti o è meglio ritrovarsi in un grande partito di centro di ispirazione cristiana? L'idea del nostro presidente è<a href="http://savinopezzotta.wordpress.com/2009/12/06/tre-eventi-e-una-riflessione/" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">chiara</a> e sembra che anche Carra vi converga: "la nostra buona volontà è stata confusa con acquiescenza a una linea sempre più neolaicista". Anche sul versante del Centrodestra la situazione non è delle migliori: i <i>cattoberluscones </i>sono sempre più in sofferenza, specie a causa dell'affaire Boffo, rivelatosi tutto una montatura colossale, e per le continue sparate leghiste, <a href="http://www.corriereweb.net/ultimora/politica-e-societa/1543-scontro-lega-tettamanzi-napolitano-e-bertone-difendono-il-cardinale.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">ultima</a> quella diretta al cardinale Tettamanzi. La reazione del mondo cattolico non si è fatta attendere: l'Avvenire (che con il nuovo direttore Tarquini ha assunto una linea più nettamente antiberlusconiana) ha <a href="http://www.asca.it/news-TETTAMANZI__AVVENIRE__DA_LEGA_BATTAGLIA__PARA-RELIGIOSA_-880381-ORA-.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">parlato</a> di "battaglia para-religiosa e di slogan indegni senza verità" e Gian Maria Vian si è detto preoccupato e ha ricordato che così "il messaggio cattolico è a rischio". Ma qual è, allora, il posto dei cattolici in politica? Con la fine della Democrazia Cristiana, il ruinismo era riuscito a trovare una risposta soddisfacente a quel momento di crisi, ma ora è sotto gli occhi di tutti che la strada della divisione ha portato solo alla debolezza e all'insignificanza dei cattolici. Ecco perché bisogna proporre una nuova formula per i cristiano democratici: non più dell'unità assoluta, ma neanche della frammentazione controproducente. Riproporre una formula, quindi, che si ricolleghi al progetto del primo Partito Popolare sturziano: serve un nuovo <i>Appello ai liberi e forti</i>. Non un partito cattolico, ma di cattolici, che riesca ad accogliere anche i laici più ragionevoli e che possa rappresentare al meglio le tendenze liberali e moderate del panorama politico cattolico. E' questa la vera sfida della pluralità e della molteplicità, non quella portata avanti dal Pd, di cui ci <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=OO8PE" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">parla</a> Franco Monaco su l'Unità di oggi. Forse lo era nelle intenzione, ma non certo nell'attuazione. Come si può parlare di posizione prevalente e libertà di coscienza e poi minacciare l'espulsione se qualcuno si permette di votare liberamente? D'altro canto è inutile continuare a <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=OO6NZ" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">tergiversare</a>, quando la situazione è chiara agli occhi di tutti: non ci si può fare ingannare da alcuni specchietti per le allodole, scelti tra ex popolari come Rosy Bindi e Enrico Letta. Proprio Letta, devo dire la verità, mi ha molto deluso. Qualche giorno fa ho finito di leggere il suo ultimo <a href="http://www.enricoletta.it/contenuti/costruire_una_cattedrale" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">libro</a>, "Costruire una Cattedrale". Bello, molto bello, intenso, forte, realista. Una sola cosa non ho capito: ma me lo spiegate che senso ha scrivere centinaia di pagine sulla necessità di costruire un Centro forte che possa allearsi con una nuova Sinistra non a trazione dipietrista, perché l'elettorato è tripolare e non bipolare e poi accontentarsi di fare il secondo di Pier Lenin Bersani? Certo, ammetto che probabilmente una parte di responsabilità forse ce l'abbiamo anche noi dell'Udc, che non siamo <a href="http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2009/01/10/NZ_02_PIED.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">riusciti</a> a offrire una garanzia di futuro concreto al giovane Letta, ma ora che il nostro progetto si è dimostrato stabile e destinato a crescere ancora, spero che ci ripensi, visto che il nostro nuovo partito ha bisogno di gente e di intelligenze come lui. Anche perché mi sa che l'unica <a href="http://giovaniudclentini.blogspot.com/2009/12/il-nostro-posto-nellitalia-con-lelmetto.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">alternativa</a> concreta al berlusconismo possa venire da noi e dal nostro progetto di ragionevolezza e coraggio. Perché come ripeteva il grande Alcide De Gasperi "solo se uniti saremo forti, solo se forti saremo liberi".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-51154096788015333442009-12-13T09:26:00.000-08:002009-12-13T09:27:13.853-08:00Il nostro posto nell'Italia con l'elmetto<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div style="text-align: justify; "><p class="MsoNormal" style="text-align: justify; "><span class="Apple-style-span" style="line-height: 18px; font-size: small; "><span class="Apple-style-span" style="line-height: normal; font-size: 16px; "><span class="apple-style-span"><span style="line-height: 18px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; ">Come sarebbe l'Italia di oggi vista da un altro pianeta? Cosa penserebbe un marziano se potesse vedere le sorti del nostro Paese legate alle dichiarazioni atomiche di un pentito o alla buona riuscita o meno di una manifestazione di piazza? Una terribile immagine. Basta prendere in mano il telecomando e dare un'occhiata ai vari salotti televisivi per rendersi conto di quanto siamo caduti in basso: ormai l'informazione si seleziona a seconda del partito votato, le trasmissioni fanno a gara per ingraziarsi il Capo (facendo</span></span></span><span class="apple-converted-space"><span style="line-height: 18px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; "> </span></span></span><span class="apple-style-span"><i><span style="line-height: 18px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; ">outing</span></span></i></span><span class="apple-converted-space"><i><span style="line-height: 18px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; "> </span></span></i></span><span class="apple-style-span"><span style="line-height: 18px; font-family: Georgia, serif; color: black; "><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; ">vergognosi come quello della conduttrice Monica Setta su Rai2) o per denigrarlo più efficacemente possibile (vedi Santoro&C.). Alla faccia di chi vorrebbe avere un quadro della situazione chiaro e realistico. Ieri, tanto per fare un esempio, la trasmissione Ottoemezzo di Lilli Gruber si è risolta in un interminabile teatrino delle parti tra Daniele Capezzone, portavoce del Pdl e Gianfranco Mascia, uno dei promotori del No B-Day: sembravano a scuola, con la Gruber che sbatteva i piedi, furiosa perché messa da parte nel loro scambio di assurde ovvietà. Proprio il No Berlusconi Day tiene banco ormai da più di due settimane nell'agenda politica nostrana. Una manifestazione come tante altre, direte voi. Forse tra una settimana nemmeno ce la ricorderemo più. O forse no. Sicuramente non possiamo eluderla o glissarla così facilmente: dobbiamo porci delle domande serie. Sono due, principalmente, quelle che ritengo non possano essere tralasciate. Primo: perché una manifestazione di una tale portata è riuscita a nascere in modo così spontaneo? Secondo: può la democrazia riceverne un bene o un male? E' chiaro a tutti che se oltre 350 mila persone scelgono di sfilare in piazza grazie a un semplice passaparola telematico, è perché il nostro Paese vive un periodo di profondo malessere sociale, economico e politico. Non è solo antiberlusconismo, è qualcosa di molto più profondo. Peccato che poi ci siano sempre i Di Pietro e i veterocomunisti a rovinare tutto, facendo degenerare una manifestazione popolare nel solito raduno di sinistrorsi incontentabili, da cui rimangono inevitabilmente esclusi coloro che vogliono veramente cambiare le cose. Io stesso, che in un primo momento mi ero pronunciato favorevolmente, ho ritirato la mia adesione, dopo la notizia che la manifestazione era diventata cosa di Tonino. E così, purtroppo, nemmeno la democrazia ne riceverà un vantaggio. Ci saranno striscioni, urla, forse qualche incidente. Ma sarà talmente politicizzata, talmente settoriale, che finirà per rivolgersi a una sola parte del nostro Paese, con contorni ben definiti e precisi, e sarà così soltanto fine a se stessa. Ma in un’Italia spaccata tra berluscones e antiberlusconiani, pronta a imbracciare quotidianamente i </span><i><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; ">fucili</span></i><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; "> e a indossare gli elmetti, c'è ancora spazio per chi crede nel bene comune e nel bisogno di rifondare dalle fondamenta il nostro Paese? Sì, quello spazio c'è. Ma ha bisogno di essere ascoltato, di essere sfruttato (nel senso positivo del termine), di essere rafforzato. E oggi non c'è nessuno veramente disposto a farlo, se si eccettuano gli sforzi condotti avanti dall'Udc e dal nostro presidente Pierferdinando Casini. La formula di un'opposizione costruttiva che lavori per il bene del Paese è talmente rivoluzionaria e inusuale da far paura. Meglio gridare, urlare, abbaiare: è più comodo, più semplice. Ecco perché dobbiamo continuare sulla strada che abbiamo imboccato da tempo, quella del buonsenso e della ragionevolezza. Perché a decidere il bene della nostra Italia non saranno né le piazze, né le bombe atomiche dei pentiti. Saranno i volenterosi e i coraggiosi. Saremo noi.</span></span></span></span></span></p><div><span class="Apple-style-span" style="color:#000000;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: small; line-height: 18px;"><br /></span></span></div></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-83533229829531875052009-12-13T09:25:00.002-08:002009-12-13T09:26:32.816-08:00Le debolezze del Pdl<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div align="justify">Ma cos'è veramente il Pdl? Se a molti potrà sembrare una domanda retorica, per me non lo è assolutamente. Perché è in questi ultimi giorni la situazione sta evolvendo in modo così radicale e drastico da costringere a porci domande più profonde di quelle solitamente elusive che ci siamo posti fin ora. Parto da una considerazione di merito ovvia e scontata: il Popolo delle libertà e il governo Berlusconi sono caratterizzati da un immobilismo evidente. Anche il dibattito e la vita interna al partito è tutta vissuta come uno scambio di accuse e di minacce reciproche. Quello che solo otto mesi fa sembrava destinato a diventare una delle pietre miliari della storia politica italiana ha finalmente mostrato la sua vera faccia: un mero e semplicistico allargamento di Forza Italia ai danni di Alleanza Nazionale e di tutto il Centrodestra. Ma non si dia dello stupido a Gianfranco Fini, attenzione. A mio avviso, infatti, sarà l'unico a trarre dei vantaggi concreti e spendibili da questo conglomerato di contraddizioni chiamato Pdl. Grazie al lavoro della fondazione FareFuturo e ai suoi personali strappi e fughe in avanti, adesso chi si ricorda più del Fini fascista e nostalgico, leader di un partito che nonostante tutto veniva pur sempre dall'alveolo culturale di Giorgio Almirante? Ormai Fini è il conservatore liberale, emblema di una destra moderna, difensore dei diritti civili e alfiere delle proposte di intengrazione degli immigrati, ultimo baluardo contro l'inarrestabile avanzata del leghismo xenofobo e intransigente. Berlusconi, invece, ha assunto i contorni del populista mediatico, dell'amico dei dittatori sanguinari e antidemocratici, del nemico della democrazia e della libertà di parola. Va senza dubbio riconosciuto che le uniche proposte capaci di ravvivare la vita interna del Pdl vengono proprio da Fini e dalla sua ala politica: è innegabile che il lavoro accademico di <a href="http://www.farefuturofondazione.it/ff/default.asp" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">FareFuturo</a> sia un beneficio anche per tutto il panorama politico italiano. Non nego di essere un estimatore del loro studio, anche se il mio conservatorismo cristiano mi impedisce di condividere alcune tra le loro proposte, specie in materia di diritti civili. In fondo cosa fa il versante berlusconiano? Da quando la fondazione <a href="http://www.magna-carta.it/" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">Magna Carta</a> e<a href="http://www.loccidentale.it/" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">l'Occidentale</a> hanno indossato l'elmetto, tutti i loro risultati si sono militarizzati, privandoli del loro fascino culturale e intelletuale. Ma ciò che mi amareggia più profondamente è la totale trasparenza e inconsistenza che i cattolici democratici, i popolari ex dc, hanno dentro il Pdl. Dove sono i vari Formigoni, i Pisanu, gli Alfano, i Rotondi, i Baccini o i Pionati? Non sono stati capaci nemmeno di costitursi in una misera fondazione, un semplice network! Sono stati solo arruolati in uno o nell'altro schieramento, perdendo il loro originario valore. Valgono di più e si comportano meglio i ministri di origine socialista (vedi il cattolaico Sacconi)! Ieri ha <a href="http://www.corriere.it/editoriali/09_dicembre_03/divorzio_liberta_976fa056-dfd3-11de-9712-00144f02aabc.shtml" style="color: rgb(85, 136, 170); text-decoration: none; ">scritto</a> con profonda lucidità Angelo Panebianco che presto potremmo conoscere in diretta un mega divorzio delle libertà: le <a href="http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-19/due-destre/due-destre.html" style="color: rgb(85, 136, 170); text-decoration: none; ">due destre</a> stanno per separarsi e per scegliere una nuova strada. Quella berlusconiana tenterà di consolidarsi, rafforzando il proprio rapporto con la Lega, mentre quella più moderata e riflessiva di Fini incrocerà con ogni probabilità il proprio cammino con il progetto neocentrista portato avanti da Casini e Rutelli. Sempre Kadima, eh?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-41271773927317392352009-12-13T09:25:00.001-08:002009-12-13T09:25:40.935-08:00Il nostro 2 dicembre<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div style="text-align: justify; ">Sono già passati tre anni da quella splendida serata. Sono già passati tre anni da quando l'Udc comprese che era davvero giunto il momento di smettere di essere solo un'appendice del centrodestra e diventare veramente un partito di centro. Sono già passati tre anni. Eppure sembra solo ieri. Questi 1080 giorni trascorsi sono stati i più difficili, i più impegnativi e i più belli e importanti della nostra storia: quella sera, dal palco del Palasport di Palermo, Pierferdinando Casini disse chiaramente che il Centrodestra aveva fallito nella stessa misura in cui stava miseramente fallendo il Centrosinistra: "la Casa delle Libertà non ha più senso. Il suo ritualismo fa parte del passato e non di una prospettiva presente". Parole di una straordinaria attualità se si considera che ora le sentiamo sulla bocca del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che però quel 2 dicembre era a un'altra manifestazione, quella di piazza San Giovanni, la piazza dei parrucconi. Dicevo che questi sono stati tempi difficili, difficilissimi per il nostro partito: le elezioni politiche del 2008 sembravano dover essere l'inizio della fine per il nostro sogno di poter costruire una grande forza moderata, centrista, popolare e liberaldemocratica. Sembravamo essere destinati a essere stritolati dalla morsa bipartitica del Pd e del Pdl, i due grandi partiti di creta senz'anima. E invece, solo un'anno e mezzo dopo, cosa è successo? Dal Pd è uscito Francesco Rutelli, uno dei suoi padri fondatori, che con la sua Alleanza per l'Italia si appresta a confluire nel nostro progetto; Gianfranco Fini, altro cofondatore del Pdl, è su distanze sempre più nette dal suo stesso partito e presto, probabilmente, si unirà a noi e al nostro sogno di costruire una Kadima italiana che possa essere un elemento di normalizzazione politica e sociale, che archivi la ormai logora Seconda Repubblica e apra finalmente le porte alla Terza Repubblica. In tre anni, dal 2006 al 2009, abbiamo fatto più cose che in dodici, dal 1994 al 2006. Senza rendercene conto, anche lo stesso Dna del nostro partito è mutato profondamente: la base elettorale si è <a href="http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=OIQU6" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">rinnovata</a> e negli ultimi giorni sta crescendo esponenzialmente. Tutti i politologi migliori e i sondaggisti più affidabili sono concordi nell'affermare che l'area di centro (Udc+Api) viaggia stabilmente sopra il 10 per cento. Ma ora il tempo delle parole, degli avvicinamenti tattici, delle strategie a lungo termine è finito. Il nostro nuovo partito non deve ereditare il blocco del voto moderato da nessuno: se lo deve conquistare con i denti, fino all'ultimo residuo di percentuale. In questi 15 mesi abbiamo scelto, giustamente, di imboccare la strada rischiosa della coerenza e del coraggio: non buttiamo tutto in aria proprio adesso. Adesso tocca a Casini farci sognare di nuovo. Come ha già fatto durante quella meravigliosa notte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-28813835223145953602009-12-13T09:23:00.000-08:002009-12-13T09:25:00.448-08:00Il triste destino dei giovani italiani<span class="Apple-style-span" style="font-size: 13px; color: rgb(51, 51, 51); "><div class="post-body entry-content" style="margin-top: 0px; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; line-height: 1.6em; "><div style="text-align: justify; ">Bella la <a href="http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/celli-lettera/celli-lettera.html#commentatutti" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">lettera</a> strappalacrime e amara di Pierluigi Celli su la Repubblica di oggi: bella soprattutto per il triste realismo che la connota. Certo, peccato per l'autore che l'ha ideata, dati i suoi trascorsi non proprio limpidi e meritocratici (chi non li conoscesse legga pure questo <a href="http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=3120&Cat=1&I=immagini/Foto%20O-Q/pierluigicelli_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Attualit%C3%A0&Codi_Cate_Arti=24" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">articolo</a> di FareFuturo). Ma al di là queste piccole sottigliezze, l'articolo di Celli ha il merito di aver riacceso il <a href="http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Figlio-mio-devi-lasciare-lItalia-La-lettera-di-Celli-apre-il-dibattito-FareFuturo-No-ragazzi-restate_4054272465.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">dibattito</a> intorno al triste destino, privo di prospettive concrete di lavoro e di successo (se si esclude l'universo sempre più trash e volgare della TV), dei giovani italiani: oggi quale futuro può esserci per un neolaureato o per un ragazzo della mia età che sogna il proprio futuro, magari costellato da qualche piccola soddisfazione personale e dalla sicurezza di potersi fare una famiglia e poterla mantenere? Praticamente nessuna. E la politica e i politici non sembrano nemmeno porsi lontanamente il problema in questione: meglio continuare a parlare di processo breve e scorciatoie varie per far cadere il governo. Certo, meglio questo che dire grandissime stupidaggini come la "calzante e illuminante" definizioni di <i>bamboccioni</i>, gentilmente offertaci dal ministro Padoa Schioppa. E ha voglia Filippo Rossi di <a href="http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=3111&Cat=1&I=../immagini/Foto%20U-Z/youngpeople1.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Il%20Corsivo&Codi_Cate_Arti=44" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">scongiurare</a> i giovani a restare in Patria! L'orgoglio di cui il direttore di FareFuturo parla deve essere stuzzicato e supportato da proposte e fatti concreti, non da semplici e vacui slogan. Le stime economiche e sociali lo <a href="http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/scuola_e_universita/servizi/giovanieurispes/giovani-eurostat/giovani-eurostat.html" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">confermano</a>: un giovane italiano ha molte possibilità in meno rispetto a un coetaneo europeo. E non prendiamo nemmeno in considerazione il rapporto ragazzo del Sud-ragazzo europeo: sarebbe anche troppo indegno e mortificante! Ma allora cosa si può fare concretamente? Credo che nello specifico servano delle proposte per cambiare radicalmente lo stato delle cose, partendo proprio dal basso. Di seguito vi elenco le idee che a mio parere sono indispensabili per garantire (o almeno provare a farlo) un futuro a noi giovani in Patria. Primo fra tutti: garantire il diritto allo studio per tutti con anesso riordino generale delle materie scolastiche insegnate negli istituti superiori e delle facoltà universitarie, con rigore e razionalità. Secondo: offrire un presente più informatico, con l'assicurazione del diritto all'uso della banda larga su tutto il territorio italiano, potenziando i collegamenti wireless e quelli wi-fi. Terzo e più importante: cultura gratis e a volontà per tutti. Smettiamola di istruire attraverso uno schermo catodico capace di trasmettere solo colorite espressioni, risse, storie di trans e reality vari! Riapriamo i teatri, le biblioteche, i centri di conferenze e rendiamoli giovani! Cerchiamo di imitare l'Europa almeno su questo. Ma la <a href="http://www.corriere.it/editoriali/09_novembre_30/politica-timida-poteri-forti-editoriale-piero-ostellino_95aeaaa0-dd76-11de-a61b-00144f02aabc.shtml" style="color: rgb(153, 153, 153); text-decoration: none; ">timida politica</a> in mano ai poteri forti sarà capace di capirlo?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="clear: both; "></div></div><div class="post-footer" style="margin-top: 0.75em; margin-right: 0px; margin-bottom: 0.75em; margin-left: 0px; color: rgb(153, 153, 153); text-transform: uppercase; letter-spacing: 0.1em; font: normal normal normal 78%/normal 'Trebuchet MS', Trebuchet, Arial, Verdana, sans-serif; line-height: 1.4em; "></div></span>Giuseppe Portonerahttp://www.blogger.com/profile/14846422747620361901noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-25562157034617652712009-10-19T09:34:00.000-07:002009-10-19T09:36:43.366-07:00Denuncia della deriva antidemocratica e berlusconiana della gestione del partito Unione dei Democratici Cristiani.<div align="right">Alla c. a. di<br />Stefano Marzotto, Segretario Provinciale dell’UDC di Verona<br /><br />e per conoscenza<br /><br />On. Rocco Buttiglione, Presidente Consiglio Nazionale UDC<br />On. Riccardo Ceni, Presidente Onorario UDC Verona<br />Riccardo De Mei, Presidente del Comitato Provinciale UDC Verona<br /> Alessandro Boggian, commissario prov. Giovani UDC Verona<br />Stefano Valdegamberi, assessore regionale<br />On. Iles Braghetto, ex parlamentare europeo UDC<br /><br />LORO SEDI<br /><br /><strong></strong></div><div align="left"><strong>Oggetto: denuncia della deriva antidemocratica e berlusconiana della gestione del partito Unione dei Democratici Cristiani.<br /></div></strong><br /><div align="left">Con la presente intendo comunicare la mia denuncia contro la deriva antidemocratica e berlusconiana della gestione del partito Unione dei Democratici Cristiani e di Centro.<br />Tale scelta avviene a sette mesi dalla celebrazione del Primo Congresso del Movimento Giovanile da me indetto come previsto dal ruolo di commissario provinciale del movimento giovanile, secondo il regolamento del movimento giovanile dell’U. D. C.<br />Dopo varie vicissitudini ho dovuto arrendermi all’evidenza: non solo in questo partito non vige la meritocrazia, ma statuti e regolamenti sono platealmente evasi a discapito del funzionamento degli organi di democrazia interna, pressoché inattivi su tutto il territorio nazionale.<br />Con amarezza ho constatato che i principi cristiani a cui si dovrebbe rifare l’azione politica del partito e dei suoi militanti, nonché dirigenti, è solo millantata per mere ragioni di propaganda e storiche (il simbolo rimane quello della Democrazia Cristiana), ma quasi mai attuata nel gestire i problemi di politica interna ed esterna al partito.<br />I risultati ottenuti in un anno e mezzo di mia attività come commissario del movimento giovanile provinciale parlano da soli: prima convocazione del mondo cattolico e delle realtà ecclesiali, creazione del tavolo permanente di tutti i movimenti giovanili dei partiti provinciali, partecipazione alle elezioni universitari con due membri eletti, gruppo studentesco universitario attivo con convegni e periodico, organizzazione di seminari e convegni sul territorio provinciale, iniziative continuate di propaganda (non solo in campagna elettorale), realizzazione del sito internet con canale you tube e spazio face book, partecipazione attiva al Gruppo dei Giovani del Partito Popolare Europeo a Bruxelles, partecipazione alla vita diocesana (udienza con il Vescovo Zenti e partecipazione alla scuola di formazione politica), realizzazione di una scuola regionale ed itinerante di formazione per giovani.<br />In base a questi credo di aver svolto bene il mio compito. Do ragione a chi mi dice che non importa se me ne vado dal giovanile, tanto il mio gruppo (di lavoro) rimane. E a loro auguro di proseguire il lavoro iniziato.<br />Dal canto mio non rimane solo una profonda delusione per come sono stato umanamente trattato (ricordo le minacce telefoniche, l’evocazione dei Probi Viri, le promesse mai mantenute e quant’altro è noto a tutti), ma anche una triste consapevolezza che per i veri democratici cristiani, innamorati della democrazia e di Cristo, nemmeno in questo partito (come altrove) sembra che non vi sia più posto. C’è posto solo per piccoli dittatori regionali, a cui è stato lasciato il completo controllo di tutto, del bello e del cattivo tempo, del seguire o meno gli Statuti, dell’attuare o meno quanto si stava dicendo.<br />Ho assistito a pietosi, ridicoli ed imbarazzanti genuflessioni nei confronti del leader maximo, che pur di non perdere quel niente che avevano hanno splendidamente fatto torto alla Verità.<br />Verità che mi è stato insegnato, anche dai padri fondatori del nostro movimento politico popolare, di perseguire sempre. Probabilmente qualche errore l’ho fatto pure io. E probabilmente non sono riuscito a conseguirla nemmeno io quella Verità.<br />Non c’è posto in questo partito per un commissario provinciale come me. Questa è stata l’indicazione dell’On. Antonio De Poli fatta al Segretario dott. Stefano Marzotto. Tutto qua. Nulla più.<br />Così sia.<br />Cordialmente.<br /><br />Tregnago, 19 ottobre 2009<br /><br /></div><div align="right"><strong>Riccardo Dal Molin</strong><br />ex Segretario Provinciale<br />Giovani UDC Verona</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-89751009997951541702009-08-03T11:38:00.000-07:002009-08-03T11:39:37.752-07:00"Voglio morire democristiano"<strong><span style="font-size:130%;">Il centro che ho in mente...</span></strong><br /><em>“Voglio morire democristiano. Per essere ancor più esplicito, con tutto l’amore cristiano verso il prossimo che coltivo in me come fondamento della mia fede"</em><br />L'Italia e l'Europa hanno bisogno di un centro che affermi il valore della vita e la certezza delle regole<br /><br />di Magdi Cristiano Allam (Libero, 2 agosto 2009)<br /><br />AAA. Partito di Fede e Ragione cercasi. Giorno dopo giorno mi sembra di vivere in una gabbia di matti. Prendo spunto dalla recente legalizzazione in Italia della pillola abortiva Ru486 per lanciare un grido d’allarme. Per quanto questa nostra Europa è più che mai votata al suicidio demografico perché il tasso di natalità è di gran lunga inferiore al livello di mantenimento che è del 2,1% (in Italia siamo sprofondati all’1,18%), noi siamo ossessionati dal promuovere, non la cultura della vita e della natalità come il buon senso e il sano amor proprio imporrebbero, bensì l’ideologia della morte propria e dei nostri neonati. La follia collettiva si è a tal punto impossessata della nostra mente e il nichilismo assoluto ha a tal punto scardinato l’umanità della nostra anima che chiunque osi dichiararsi a favore della sacralità della vita e condanni l’aborto, l’eugenetica e l’eutanasia, passa per essere oscurantista, antirazionalista, nemico dei diritti fondamentali dell’uomo e soprattutto della donna, ostile alla prospettiva di un mondo affrancato da qualsiasi tabù dove i diritti e le libertà regnino incontrastati eliminando la zavorra dei doveri e delle regole. Siamo arrivati al punto che tu passi per essere o un pazzo da legare o un pericolo pubblico se ti azzardi ad affermare che il feto è vita sin dal suo concepimento; che l’aborto è l’omicidio legalizzato del neonato; che l’eutanasia è un crimine legalizzato perché la vita è un bene indisponibile; che la famiglia naturale, quella che scientificamente essendo formata da un uomo e da una donna è in grado di procreare e di perpetuare l’esistenza della specie umana, è il pilastro fondante della nostra società, della nostra nazione e della nostra civiltà. Siamo arrivati al punto che passi per essere condannato come un nemico ed additato al pubblico ludibrio affinché sia costretto a tacere e messo nella condizione di non nuocere, se ti opponi alla tesi ideologica che la persona umana non deve più essere identificata per il proprio sesso, quindi distinta in maschio o femmina, e che tale concezione scientifica sarebbe non solo desueta ma ostile all’approccio che si fonda e mette sullo stesso piano l’orientamento sessuale degli individui affermando così l’ideologia del “genere”; se non ti basi ed attribuisci pari valore all’unione di due o più persone indipendentemente dal sesso, riconoscendo a tutti indistintamente lo status di “famiglie” sia che si tratti di unioni eterosessuali, omosessuali o poligamiche, riconoscendo a tutti indiscriminatamente i medesimi diritti sociali anche nei confronti dell’adozione dei minori e dell’educazione dei figli. Il mio grido d’allarme si fonda essenzialmente sulla ragione che ci appartiene come persone e come umanità, in un ambito esclusivamente laico, al di là della nostra fede, cultura o etnia. E’ fondamentale tenere presente che il contesto in cui in questa nostra Europa si sta consumando il suicidio collettivo è caratterizzato, sul piano economico, dal materialismo e dal consumismo sfrenato, che ci illudono che la felicità corrisponda alla rincorsa ossessiva e spasmodica dei beni materiali; mentre sul piano culturale si connota per la prevalenza del nichilismo, che nega la valenza dei valori; del relativismo, che mette sullo stesso piano tutte le religioni, le culture e i valori a prescindere dai loro contenuti; del laicismo, che rifiuta la presenza della religione cristiana nella sfera pubblica; del buonismo, che immagina che il nostro rapporto con l’altro debba limitarsi ed esaurirsi nel concedere ciò che l’altro esige; del soggettivismo giuridico, che eleva a leggi e diritti collettivi gli impulsi e i desideri soggettivi; del multiculturalismo, che concepisce il governo della pluralità etnica, confessionale e culturale come una esclusiva elargizione di diritti e libertà senza un comune collante identitario e valoriale. E’ da laico che si avvale dello strumento umano della ragione che mi batto civilmente e mi impegno in politica affinché possa esserci in Italia e in Europa un movimento di massa ed un partito rappresentativo delle istanze che sostanziano l’essenza della nostra umanità: la fede nella sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale; la considerazione della dignità della persona, indipendentemente dalla propria fede, cultura, etnia o sesso, come fondamento della nostra società; la centralità della famiglia naturale come pilastro dell’educazione dei figli e della crescita sociale; la priorità di una educazione scolastica sana che coniughi la conoscenza, i valori e la costruzione sociale; il diritto-dovere a un’informazione corretta e responsabile; il rispetto della libertà di scelta a partire dalla libertà religiosa; l’obiettivo di un’economia sociale di mercato che consideri positivamente il valore dell’impresa e persegua il bene comune e l’interesse generale; l’affermazione di un’etica sociale che si fondi sull’equilibrio tra diritti e doveri, libertà e regole; la finalità di una concezione della felicità che investa sulla dimensione interiore dell’essere anziché sulla dimensione esteriore dell’apparire e dell’avere costi quel che costi. Ebbene se mi guardo attorno mi rendo conto che viviamo in un deserto di valori e in un totale disorientamento identitario. Siamo un colosso di materialità che naviga a vista correggendo, giorno dopo giorno, la rotta in assenza di valori condivisi e incapace di individuare il punto d’approdo avendo tradito la nostra identità collettiva che, piaccia o meno, in Europa si fonda sulla verità storica delle radici elleniche, giudaiche e cristiane che neghiamo e di cui ci vergogniamo. Preferiamo proporci come una landa deserta con il risultato che finiamo per essere percepiti come una terra di conquista da parte degli islamici che sono già riusciti a insediare una loro roccaforte nell’insieme dell’Europa. Nella mia iniziale esperienza di deputato al Parlamento Europeo ho preso atto che la dimensione dei valori e dell’identità che riconosca la verità storica delle nostre radici è pressoché assente, persino all’interno del Partito Popolare Europeo che resta tuttavia il raggruppamento dove confluiscono i partiti d’ispirazione cristiana.<br /><strong>In Italia il solo partito al cui interno si riscontra una unità sui cosiddetti temi etici è l’Udc, erede della Democrazia Cristiana unitamente ad altre frange confluite nel Pdl e nel Pd che, tuttavia, sono dei contenitori al cui interno si ritrova tutto e il contrario di tutto. All’interno dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha avviato una riflessione volta alla costruzione di un nuovo soggetto politico di centro, moderato, liberale, laico, d’ispirazione cristiana capace di aggregare tutti coloro che oggi vivono con sofferenza la loro presenza a destra o a sinistra, o anche coloro che si tengono alla larga dalla politica perché disillusi o peggio ancora non ci hanno mai creduto. Non sappiamo ancora né su quali basi valoriali e identitarie si fonderà, né quale sarà la sua struttura organizzativa né infine come si chiamerà. Ma quello che è certo è che l’Italia e l’Europa hanno un bisogno vitale di un centro che esprima certezza sul piano dei valori e delle regole. All’epoca in cui la Democrazia Cristiana regnava incontrastata i suoi oppositori, animati da un rifiuto assoluto che culminava nell’odio distruttivo, coniarono il motto: “Non voglio morire democristiano”. Ebbene, cari amici, oggi io dico: “Voglio morire democristiano”. Per essere ancor più esplicito, con tutto l’amore cristiano verso il prossimo che coltivo in me come fondamento della mia fede, dico con grande chiarezza e determinazione che non voglio morire né succube dell’ideologia nichilista di questo degrado etico da tardo impero in cui siamo sprofondati, né adoratore dell’ideologia islamica che s’imporrà quando non resteranno che le ceneri del suicidio collettivo a cui siamo votati. </strong>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-51484969537259470642009-07-18T01:54:00.001-07:002009-07-18T01:54:57.041-07:00«Aborto, convinciamo l’Europa a portare la moratoria all’Onu»Dal corriere della sera.<br /><br />L’iniziativa. L’esponente dell’Udc: andrò in America con l’ex ambasciatrice presso la Santa Sede e incontrerò i movimenti per la vita e l’amministrazione Obama<br /><br />Buttiglione: voglio unire i pro 194 ai contrari, tutti abbiamo cambiato idea<br /><br />ROMA — «L’aborto è una ferita nel­la coscienza nazionale, che ci ha lacera­ti e divisi. Ma oggi è possibile unire spi­ritualmente tutta la nazione italiana: perché sia coloro che hanno sostenuto la legge 194, sia quelli che l’hanno osta­colata, hanno in parte cambiato idea. E l’Italia può guidare una grande campa­gna internazionale, per raggiungere l’obiettivo che si sono dati il Papa e Obama: meno aborti».Rocco Buttiglione è euforico, dopo il voto che impegna il governo a promuo­vere una risoluzione Onu per la morato­ria sull’aborto. «È una mozione che pre­sentai fin da quando l’idea fu lanciata da Giuliano Ferrara. Poi cadde il gover­no, si andò alle elezioni, e Ferrara com­mise l’errore di presentare una sua li­sta. Ma contro l’aborto non si fa un par­tito; si può costruire un movimento, una campagna, uno slancio. Io gli pro­posi di candidarsi con l’Udc, ma lui ri­fiutò. L’offerta però resta valida; visto anche lo stato dei suoi rapporti con Ber­lusconi, l’Udc sarebbe la casa ideale per Giuliano».Il «movimento», dice Buttiglione, non è contro la 194. «Noi la legge non vogliamo cambiarla. Meno che mai l’ar­ticolo 1, secondo cui l’aborto non è uno strumento di controllo delle nascite. L’ha detto benissimo Livia Turco: l’aborto non è un diritto, ma una spa­ventosa necessità. Tutti siamo cambia­ti. Chi volle la 194 oggi riconosce, gra­zie pure alle scoperte scientifiche su embrione e Dna, che il feto non è un grumo di sangue nel corpo della don­na; il feto è una vita. E chi, come me, si batté contro la 194, riconosce di essersi sbagliato su un punto». Quale? «Da bi­gotto come sono, lo dico teologicamen­te: Dio affida il bambino alla madre in un modo così particolare, che difende­re il bambino in contrapposizione alla madre è giusto ma impossibile. Dobbia­mo sostenere la madre, renderla libera: più sarà libera, più sarà difficile che ri­nunci al bambino».Dice Buttiglione che l’obiettivo è cre­are una rete internazionale. Ovviamen­te è mobilitata l’Udc: «Carlo Casini e Magdi Allam proporranno una risolu­zione al Parlamento europeo, a favore della moratoria; se sarà approvata, co­me credo, sarà difficile per i 27 Paesi d’Europa non sostenerla all’Onu. Luca Volonté presenterà la stes­sa risoluzione al Consiglio d’Europa, dove i Paesi rap­presentati sono una quaran­tina ». Ma il professore cer­cherà altri contatti: «Andrò in America, con il sostegno di Mary Ann Glendon, l’ex ambasciatrice presso la San­ta Sede, che mi farà incontrare sia i mo­vimenti per la vita, sia l’amministrazio­ne Obama. Il presidente ha promesso al Papa che si batterà per far diminuire il numero degli aborti, ma non vuole entrare in contraddizione con la sua po­litica: la moratoria può essere il modo per trarsi dall’imbarazzo. Ne ho parlato con monsignor Martino, il presidente della Pontificia Commissione Giustizia e Pace. Ne parlerò con Berlusconi, cer­to.Ma anche con Angela Merkel». E il Papa? «Il Papa spero proprio sia conten­to » .Nato a Gallipoli, formatosi a Torino — al liceo d’Azeglio, fortilizio della cul­tura laica e azionista —, Buttiglione considera tuttora il momento apicale della sua storia l’interrogatorio cui fu sottoposto a Bruxelles, dov’era stato designato commissario europeo: fu «bocciato» per aver risposto di conside­rare l'omosessualità un peccato, pur di­stinguendo kantianamente tra morale e legge. «Vado fiero di quella vicenda — dice oggi —. Per fortuna, la difesa delle proprie idee ora si paga con una poltrona; Tommaso Moro ci rimise la testa». Passo a passo, sostiene Butti­glione, il mondo sta cambiando, e le sue idee da minoritarie si fanno strada. «Negli Anni Settanta l’aborto era accet­tato anche perché al mondo ci si senti­va stretti, si annunciava un’esplosione demografica, e si sosteneva la necessi­tà di dare una vita dignitosa ai nuovi nati. Oggi il problema è opposto: tra qualche decennio la popolazione non crescerà più, e in molti Paesi già dimi­nuisce; si tratta di dare una vita digni­tosa ai vecchi, cui comincia a mancare l’apporto dei giovani». Sostiene il pro­fessore di capire e rispettare la divisio­ne tra i « pro choice »ei« pro life », tra chi privilegia la scelta della donna e chi la vita del feto: «Tutti insieme possia­mo unirci, per cambiare le cose nei Pae­si in cui non esistono né la scelta né la vita. Paesi in cui l’aborto è obbligato­rio, come in Cina, dove mancano deci­ne di milioni di bambine; e Paesi — parte dell’India, dell’America Latina, dell’Africa — dove l’aborto è incentiva­to, perché ti danno il pane per i figli se rinunci a quello che sta per arrivare».Il voto favorevole in Parlamento di al­cuni cattolici del Pd pare a Buttiglione un segnale importante. L’itinerario del professore che Wojtyla considerava il più colto tra i politici italiani («non è così difficile» si schermiva lui) procede da sempre a zigzag tra D’Alema e Berlu­sconi: nel ’94 con il patto di Gallipoli i due preparano il ribaltone e il governo Dini; poi Buttiglione tenta di portare il Ppi a destra; quindi torna nel centrosi­nistra al seguito di Cossiga; nel 2005 di­venta ministro del Cavaliere. E ora? «Continuo a perseguire lo stesso pro­getto del ’94: ricostruire il centro. Oc­corre che si spacchi il Pd e rinasca il par­tito popolare. Se Bersani vincerà il con­gresso, lascerà liberi i popolari, recupe­rando parte della sinistra e svuotando Di Pietro; a quel punto l’alleanza sarà possibile. Se però Berlusconi non si ri­candidasse a Palazzo Chigi, allora po­tremmo andare dall’altra parte...».<br />Aldo CazzulloUnknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-466084071685957712009-05-25T08:29:00.000-07:002009-05-25T08:39:34.632-07:00Dove sono i contenuti del decreto anticrisi con le misure urgenti per far ripartire l'economia?Sono passati sei mesi da quando il governo italiano ha annunciato i contenuti del decreto anticrisi con le misure urgenti per far ripartire l'economia... Ma tali contenuti sono rimasti solo sulla carta.<br /><br />Per esempio, ci chiediamo come mai non siano stati nominati i 16 commissari per le 16 opere infrastrutturali...<br /><br />Le famiglie italiane non sono preoccupate di Mills o di Noemi, nemmeno del divorzio in corso ma di arrivare a fine mese, di avere un lavoro, magari stabile.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-36897453548231898192009-04-09T07:44:00.000-07:002009-04-09T08:01:27.418-07:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4mjfiB1Q-WbCey6QOjwmo1o1i7GCKdfQNw2vuMPgFi27ww08mjsAiA-BidsZQMDV76xZM1Pr7AmflVfodAVsiiAwj3IGIqE26kAha1-ezspFnBG8pm9viNLp-LhOsD0gtnSh0NTXkLZc/s1600-h/buona+pasqua.png"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 400px; FLOAT: left; HEIGHT: 241px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5322702828225552114" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4mjfiB1Q-WbCey6QOjwmo1o1i7GCKdfQNw2vuMPgFi27ww08mjsAiA-BidsZQMDV76xZM1Pr7AmflVfodAVsiiAwj3IGIqE26kAha1-ezspFnBG8pm9viNLp-LhOsD0gtnSh0NTXkLZc/s400/buona+pasqua.png" /></a><br /><div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-25775558977284075452009-03-14T06:58:00.000-07:002009-03-14T07:22:30.558-07:00Il peso delle paroleQuanto peso date alle parole che dice la gente? Solitamente, credo, ognuno di noi da poco peso a ciò che <em>letteralmente</em> dice la gente. Cosa importante ascoltare, analizzare tutte le parole che dice il nostro interlocutore! Ciò che conta è “capire” ciò che il nostro interlocutore dice. Capire un po’ così, a grandi linee o anche pienamente, ma di certo non soffermandosi sullo specifico significato di ogni singola parola. Sarebbe un lavoro da pazzi.<br />Talvolta però, credo sarebbe interessante anche soffermarsi qualche attimo a riflettere proprio sulle singole parole. Non dico proprio tutte le parole che vengono pronunciate, ma intendo dire soffermarsi su quelle parole che potrebbero essere il segnale di un modo di pensare.<br />Parlare in astratto è sempre più complicato che parlare in concreto. Veniamo quindi al dunque! <br />Da qualche tempo a questa parte (qualche anno, e, col passare degli anni, sempre di più) ho notato che negli ambienti politici - di politica vera e propria o anche solo di critica politica, o di politica fatta da politicanti - si è cominciato a diffondere l’uso di una implicita, strana e nuova similitudine.<br />A dire la verità, la pulce nell’orecchio me l’hanno messa alcuni <em>rivoluzionari francesi</em> - ormai morti e sepolti, ma che ‘ci governano dalla tomba’ – e in particolare il <em>loro</em> Art.16 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino – del 1789, ma sempre attuale! -, che diceva qualcosa come “<strong>Ogni società in cui la separazione dei poteri non è determinata, non ha costituzione</strong>”.<br />Molto probabilmente a molti è sfuggito, ma credo che a qualcuno non sia passata inosservata la pratica del confondere due piani - <em>un tale francese</em>, alcuni secoli or sono, li chiamava “poteri” – dello Stato: Esecutivo e Legislativo.<br />Mi riferisco alle espressioni che usano frequentemente i parlamentari appartenenti alla Maggioranza che sostiene il Governo in carica (non solo quello attuale, parlo delle ultime Legislature). Le espressioni (per me) incriminate sono: «<span style="font-family:georgia;">Noi del Governo</span>» o «<span style="font-family:georgia;">Noi della Maggioranza</span>», usate dai parlamentari (dai politici in generale) come due espressioni sinonimiche, di pari significato. Non so (voglio sperare che non) se lo fanno con malizia, o ingenuamente. Resta il fatto che operano una errata, perché sottintesa, parificazione semantica, la quale va, a mio avviso, a danno della democrazia.<br />Ultima conferma a questa mia idea mi è arrivata qualche sera fa, quando guardando in tv un dibattito politico, sono rimasto colpito da una precisa espressione usata disinvoltamente da uno degli ospiti della trasmissione. Proprio nell’istante in cui un deputato della Maggioranza pronunciò le parole «<span style="font-family:georgia;">noi del Governo</span>», il regista cambiò l’inquadratura. L’inquadratura fu galeotta! Seduti in poltrona c’erano il deputato della Maggioranza e, al suo fianco, un Ministro della Repubblica. Se non avessi visto chi stava parlando (o, comunque, non ne avessi riconosciuto la voce) avrei intuitivamente attribuito quella locuzione al Ministro della Repubblica. E invece quella locuzione era appena uscita dalla <em>Onorevole</em> bocca. In quell’istante ho trovato la conferma che stavo cercando.<br />Sono pronto a (e sarei onorato di) sentirmi dare del “<em>Dottor Sottile</em>”, ma credo che la questione, seppur, appunto, sottile, sia sostanziale. Sostanziale, consistente, perché illustrante la forma mentis dei politici d’oggi, perché chiarificatore del loro modo di vedere lo Stato e la democrazia.<br />Credo infatti che sia profondamente – lo ripeto, profondamente – sbagliato confondere il piano del Parlamento con il piano del Governo. Sono convinto che siano e debbano restare due piani distinti. Due piani che sappiano dialogare, che possano essere in accordo, che vogliano lavorare insieme per procedere più rapidamente e in uno clima di pax statale, certo. Ma pur sempre due piani distinti. Confondere i due piani vuol dire avere idee confuse sulla democrazia. O, quanto meno, idee confuse su come la democrazia deve operare (stando al disegno della Costituzione).<br />Dicendo infatti «<span style="font-family:georgia;">noi del Governo</span>», quando si è invece solo membro della Maggioranza, si dà per scontata una situazione che scontata non è e mai lo è stata.<br />Proviamo a percorrere nel giusto senso di marcia l’iter compiuto dal Parlamentare che ha pronunciato quell’espressione. Alle ultime Elezioni il Parlamentare è stato <em>messo in lista</em> (ecco già il filo scoperto che causa il cortocircuito!) dal Segretario – o dal capo, poco cambia – del suo Partito. Successivamente è stato eletto. Da ultimo è entrato in carica, e, da allora, si comporta da buon e fedele cagnolino, ben attento a non contraddire o mettere in dubbio gli ordini del <em>suo Segretario</em>, che, come ieri lo ha messo in lista, domani potrebbe “<em>trombarlo</em>” in 2 secondi. Il Parlamentare sarà quindi devoto, servile, consentimelo: suddito, del <em>suo Segretario</em>, e non avrà il benché minimo ritegno a mostrarlo in pubblico! E quindi, qualora il <em>suo amato Segretario</em> dovesse assumere incarichi governativi, beh, sicuramente, l’<em>amato Segretario</em>, godrà del pieno appoggio di colui che egli ha <em>nominato</em> al Parlamento! Ecco qui, quindi, il <strong>vulnus</strong> (uno solo dei molti, purtroppo) della nostra democrazia. Non esiste più un rapporto tra eletti ed elettori, tra rappresentanti e rappresentati, tra parlamentari e cittadini! Esiste esclusivamente, anzi, si è rafforzato, e per di più, univocamente, il legame tra Capo Partito e eletto-nominato-messo in lista. Sarebbe come credere di avere un pollice… non verde, verdissimo!, e quindi decidere di fare a meno di quelle sporche, ingombranti e ramificate radici. Farne a meno e quindi reciderle. Così. Dall’oggi al domani. E magari prima di Natale, ché si è tutti più buoni, a Natale.<br />E siamo (o, almeno, io sono, spero anche voi con me!) arrivati al punto: l’attuale legge elettorale porta i parlamentari stessi alla deriva democratica di confondere la Maggioranza (ossia, una parte del Parlamento) con il Governo, o, meglio, non (volere) coglierne la reale, sostanziale differenza.<br />Voglio dire che non necessariamente la Maggioranza e il Governo devo sempre e comunque fare sempre fronte unico contro l’Opposizione. Voglio dire che non è detto che la Maggioranza si metta sempre in prima linea a difendere l’operato del Governo e a sostenerlo. Voglio dire che non esiste – e non deve esistere – l’obbligo della Maggioranza di appoggiare sempre e indistintamente, in tutto e per tutto il Governo, anzi, <strong>la Maggioranza dovrebbe essere il primo soggetto politico a dialogare, a riflettere, a concertare con il Governo</strong>, per fare in modo che le proposte da esso avanzate possano trovare il maggior consenso possibile nell’arco parlamentare. <br />Il Parlamento e il Governo sono due parti fondamentali ma distinte del nostro Ordinamento Statale. Tra loro vi è un rapporto strettissimo, ma costituiscono due entità separate. In parole povere, non sono la stessa cosa. Il modus operandi delle diverse Maggioranze delle ultime Legislature ha fatto invece passare l’idea opposta. Confondere Maggioranza con Governo vuol dire sovrapporre due piani che sono invece costituzionalmente distinti. Così facendo, o, meglio, così confondendosi, si potrebbe quindi arrivare a travisare la nostra Costituzione.<br />Nel criticato, osteggiato, vituperato, non rimpianto (da molti, non da tutti) periodo di tempo che va dal 1945 al 1992, giornalisticamente detto <em>Prima Repubblica</em>, l’assioma - costituzionalmente sancito - era, strano a dirsi, la norma costituzionale: ‘il Governo deve godere della fiducia di entrambe le Camere’. Ciò vuol dire che il Governo, in un certo senso, dipende dalle Camere e dai loro membri, i Deputati e i Senatori. Nel momento in cui quel Governo perde la fiducia, anche solo di una delle due Camere, quel Governo sarà costretto a dimettersi. Senza voler percorrere la nostra storia costituzionale, è utile ricordare che si arrivò a questa soluzione anche per limitare il potere del Governo, ovvero del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per limitare cioè il rischio di avere un eccessivo potere accentrato in una sola persona. Si preferì quindi che il Parlamento controllasse il Governo, optando per una soluzione che legasse a doppio filo il Governo al Parlamento. Questo non vuol dire che il Governo è sotto il giogo del Parlamento, ma vuol certo dire che il primo non può concedersi delle libertà giudicate eccessive dal secondo, il quale, contrariamente al primo, è un organo democraticamente legittimato.<br />Conosco un pochettino la nostra breve, ma intensa, storia istituzionale e so bene che spesso i Governi della Prima Repubblica avevano una vita di poco superiore ad un Anno Accademico, ma ciò era coerente con il dettato costituzionale. L’Art.67 della Costituzione parla di “<strong>divieto di mandato imperativo</strong>” per i parlamentari. In parole povere: il parlamentare può fare quel che vuole in Parlamento. Può decidere di approvare l’operato del Governo o può decidere di osteggiarlo, sia che il Governo sia espressione del suo stesso Partito o meno. Egli ne ha il costituzionale – e, quindi, sacrosanto – diritto. Certo, questo ha portato anche a pratiche popolarmente poco apprezzate, come quella dei “<em>governi balneari</em>” o dei “<em>franchi tiratori</em>”. Forse non erano operazioni… <em>politically correct.</em> Ma ‘è la politica, baby!’ Il Parlamentare è libero dal suo Partito e opera scelte come individuo a se stante.<br />E, invece, evidentemente, a chi ha riscritto la legge elettorale, la democrazia, così com’era, piaceva poco. Basta con il rischio di essere<em> impallinati</em> dai colleghi di banco. Basta con gli accordi sottobanco. Basta coi giochi di corrente. E’ giunto il momento della certezza della stabilità del Governo. E così il tanto vituperato “<em>centralismo democratico</em>” è passato dall’essere la ‘vergognosa condotta dei <em>compagni</em>’, all’essere la quotidiana abitudine politica.<br />Lo so, lo so! Nella Prima Repubblica i Governi crollavano come castelli di carta ad ogni accenno di... <em>corrente</em>. Ma ciò stava a significare che una parte della Maggioranza che ‘si fidava’ del Governo nutriva qualche dubbio! Il divieto di mandato imperativo ha anche permesso di arrivare talvolta all’immobilismo politico, alla ‘instabilità nella stabilità’. Comunque fosse, la democrazia. Verrebbe da dire ‘<em>dura democrazia, sed democrazia’</em>. Il Partito di Governo poteva avere serie difficoltà, ma ciò era sintomo delle ovvie diversità di pensiero che possono coesistere in un universo di anime. Non si poteva essere sudditi di un’idea che non era la propria.<br />Da molti, questa mia riflessione, verrà sbrigativamente liquidata come una questione di lana caprina o da "<em>Dottor Sottile</em>". Ma per chi, come me, crede che la forma sia sostanza, beh, la questione non è poi così banale. <br />Confondere Maggioranza con Governo vuol dire sovrapporre due piani, due ordini, due poteri costituzionalmente distinti. E se sono stati distinti dai nostri Padri Costituenti <em>qualche buon motivo ci sarà pur stato</em>, cosa ne dite??Giovani del'Unione di Centro - Liguriahttp://www.blogger.com/profile/08914665722467662335noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-44322956413451702352009-03-04T14:11:00.001-08:002009-03-04T14:12:39.260-08:00"Io ho un sogno"<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcMHP5MHmip5ESEuIRUbkXKUIJfqdiNCvFamc-HsXoIzKy3vQ6cGag92oIWkVQDVfENs-f_t7IYi7aSolF0lF3-SV58OPNCvgI3PO-TfVkYnIbsDUvpFZKBd1e4Jv2ChvWfawcPGeoyJ0/s1600-h/hounsogno.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 188px; FLOAT: right; HEIGHT: 400px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5309458958484033522" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcMHP5MHmip5ESEuIRUbkXKUIJfqdiNCvFamc-HsXoIzKy3vQ6cGag92oIWkVQDVfENs-f_t7IYi7aSolF0lF3-SV58OPNCvgI3PO-TfVkYnIbsDUvpFZKBd1e4Jv2ChvWfawcPGeoyJ0/s400/hounsogno.jpg" /></a><br /><div><em>Resoconto del primo congresso provinciale dei giovani UDC di Verona.</em><br /><br /><br />“Io ho un sogno: i giovani al centro della politica”: questo lo slogan del primo congresso provinciale dei giovani democristiani svoltosi sabato 28 febbraio in una no-stop di 10 ore (i lavori sono inziati alle 9.30 della mattina e si sono conclusi alle 19.00) che ha visto eletto alla carica di segretario provinciale Riccardo Dal Molin, 24 anni, laureando in architettura all’Università di Venezia.“La frase di Antonie de Sainte De-Exupery che abbiamo messo sui manifesti racchiude tutto: prima di costruire una nave si deve conoscere la nostalgia del mare ampio e infinito: così abbiamo fatto noi con l’aiuto del mondo cattolico e degli altri movimenti giovanili veronesi” precisa Riccardo Dal Molin, neosegretario provinciale dei giovani UDC di Verona.“Non c’è laicità senza fede” era il titolo della prima parte del congresso, dalle 9.30 alle 13.00, aperta con il saluto dell’On. Riccardo Ceni e conclusasi con le parole dell’Ass. Provinciale Lucio Campedelli, si è svolta la prima convocazione del Mondo Cattolico e delle Realtà Ecclesiali presenti sul territorio veronese: testimonianze forti, spunti e riflessioni sulla figura del un cristiano e la sua missione per tutto quello che riguarda la sfera sociale e politica.“E’ stato per noi un momento importante di crescita e formazione” spiega Andrea Pernigotti, responsabile della Convocazione del Mondo Cattolico “un contributo che tutti noi vogliamo accogliere e trasformare in azione e occasione di Bene per tutti”.Con l’intervento dell’On. Iles Braghetto, europarlamentare del PPE e capogruppo UDC al Parlamento Europeo, si è aperta la seconda parte del congresso, “Protagonisti di una politica che cresce” (dalle 14.30 alle 17.00) che ha visto l’intervento dei movimenti giovanili provinciali (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord, Partito Democratico, Lista Tosi, Italia dei Valori, Gioventù Federalista Europea) che hanno testimoniato le proprie esperienze, approvato un documento comune e istituito un tavolo permanente dei movimenti giovanili provinciali. Un plauso è arrivato dell’Assessore Regionale Stefano Valdegamberi, che nel suo intervento di chiusura ha dichiarato la sua stima per la grande capacità di dialogo e di confronto sereno che i giovani di tutti i partiti veronesi hanno dimostrato. “E’ stato bello vedere uniti per la prima volta tutti i movimenti giovanili attorno ad un tavolo: qui è iniziato un dialogo” spiega Stefano Costanzo, membro del Consiglio Nazionale dell’UDC, responsabile della Convocazione dei Movimenti Giovanili, “un dialogo che è rispettoso di tutte le sensibilità ma anche costruttivo per cercare di dare una risposta decisa ai problemi, condivisi da tutti, che il mondo giovanile veronese sta vivendo: di qui la proposta di un tavolo permanente che lanceremo tutti assieme nelle prossime settimane con una conferenza stampa congiunta, accompagnato da un documento unitario, scritto e condiviso assieme.”“Liberi e forti”, la terza parte del congresso, presieduta da Silvia Freoni, ha visto eleggere il primo comitato provinciale e il segretario.“Ringrazio i giovani, liberi e forti, che hanno scelto di credere ed impegnare in un progetto politico, quello dell’UDC, che racchiude quei valori che la cultura democratico cristiana da sempre ha nel suo DNA.” spiega Riccardo Dal Molin “sono stato colpito dall’affetto delle associazioni cattoliche intervenute e spero non ci abbandoneranno nel nostro percorso di crescita e di tensione verso il bene comune. Mi è piaciuto anche condividere un progetto con i giovani degli altri partiti: Verona ha proprio bisogno di un segnale forte e ma soprattutto che questo segnale provenga dal mondo giovanile, spesso alla cronaca per avvenimenti molto negativi. I giovani in gamba ci sono. Nei prossimi mesi ci impegneremo a fondo per mettere a frutto i grandi risultati di questo primo congresso” conclude Dal Molin.<a href="http://www.facebook.com/home.php#/note.php?note_id=53794074787"></a></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-40594759839871079262009-02-03T13:30:00.001-08:002009-02-03T13:30:40.480-08:00ELUANA: ASS. GIOVANNI XXIII, DOMANI PELLEGRINAGGIO ALLA CLINICA(ASCA) - Roma, 3 feb - Un ''accorato appello'': a rivolgerlo e' l'Associazione ''Comunita' Papa Giovanni XXIII'' mentre la ''passione'' di Eluana Englaro ''sembra volgere al termine''.''Il dramma finale pero' non si e' ancora concluso'' si legge in una nota del responsabile Paolo Ramonda, per questo l'associazione chiede a tutti ''preghiere perche' siano illuminate le menti di coloro che vogliono spegnere la vita di Eluana a tutti i costi'' e invita ad usare ''tutti i mezzi di comunicazione, oggi tecnologicamente possibili, per esprimere profondo dissenso da questo gesto''.L'Associazione ha promosso per domani pomeriggio un pellegrinaggio dinanzi alla clinica ''La Quiete'' ''per dimostrare con la presenza fisica sino in fondo il diritto di Eluana a vivere, diritto peraltro mai negato dalla scienza medica, ma sostenuto purtroppo da sentenze inappellabili''.Di qui la richiesta di partecipazione ''a quanti ne avranno la possibilita'''.''Non piangiamo solo per Eluana ma per le tante ''eluane' che potrebbero fare la stessa fine perche' questo evento non sara' senza epocali conseguenze'' conclude la nota riferendosi al diritto all'eutanasia ''non sancito da alcuna legge ma che per qualche inconcepibile iter potrebbe avere una sua attuazione come sta accadendo per la sentenza di morte di Eluana''.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-25237906744203237272009-01-06T13:21:00.001-08:002009-01-06T13:21:44.414-08:00Gaza/ Braghetto (Udc): Pace è possibile, ma non nasce dalle armipostato 3 ore fa da APCOM<br />Bruxelles, 6 gen. (Apcom) - Il conflitto fra l'esercito israeliano e i miliziani di Hamas a Gaza è tanto più grave in quanto la convivenza fra le diverse comunità in Terra Santa è possibile e, in alcuni casi, già praticata, e Israele deve capire che la pace non può nascere dalle armi. Lo afferma, in un comunicato stampa diffuso oggi a Bruxelles, l'europarlamentare dell'Udc/Ppe Iles Braghetto, partendo dall'esperienza personale del pellegrinaggio che sta compiendo in Terra Santa assieme ad una folta delegazione proveniente da Padova, la sua città.<br />"Nella terra di Israele e di Palestina abbiamo incontrato, esperienze di convivenza possibile tra persone di religioni e nazionalità differenti. E' la dimostrazione che la speranza di realizzare condizioni di vita diverse nella Terra di Gesù Cristo non è un'utopia, ma una realtà verificabile", osserva Braghetto.<br />Secondo l'europarlamentare dell'Udc, la responsabilità del conflitto è di "chi rifiuta ideologicamente la possibilità di rendere praticabile" questa "convivenza possibile": Hamas che con la sua azione terroristica "non riconosce possibilità di esistenza allo stato di Israele", ha "una colpa oggettiva"; ma anche Israele, che "deve tenere presente che una pace duratura non può nascere dalle armi". Perché, avverte, "solo un negoziato serio e responsabile fra uomini di buona volontà può mettere fine al conflitto e portare ad una situazione di stabilità". Ad Israele, oggi "è richiesta questa maturità di giudizio e di azione", conclude Braghetto.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-25312237571331688902008-12-27T08:56:00.000-08:002008-12-27T09:15:42.798-08:00Questa notte ho fatto un sognoPer il 2009 noi giovani democratici cristiani cosa sognamo?<br /><br />Sicuramente un'UDC diversa. Non svuotata dal suo essere democratico cristiana per abbracciare una non meglio precisata geografia politica centrista.<br /><div> </div><br /><br />Sicuramente un'UDC più coerente con i propri valori: basta proclami, basta belle parole. Vogliamo esponenti che si rifacciano all'umiltà cristiana, alla solidarietà cristiana, all'onesta cristiana. Vogliamo esponenti che guardino più a De Gasperi, a don Luigi Sturzo, a Giorgio La Pira. Un po' meno a Silvio Berlusconi e ai poteri forti.<br /><br />Sicuramente un'UDC con un movimento giovanile più forte: partendo dal celebrare i congressi e smettendo di nominari commissari.<br /><br />Sicuramente un'UDC che dialoghi sul territorio, che per noi vuol dire più sezioni (e quindi più fondi alla periferia del partito e meno alla Segreteria di Roma), più sedi, più gente che si impegna.<br /><br /><div>Sicuramente un'UDC con uno Scudocrociato più grande e un CASINI più piccolo: che vuol dire meno leaderismo, che vuol dire più democrazia e cioè esponenti di partito, locale e nazionale, eletti nelle assemblee vere, magari con delle primarie o dei vecchi ma autentici congressi: a livello comunale, provinciale, regionale e anche nazionale (qui l'appello è rivolto a Casini). Che vuol dire un'impegno onesto e concreto, spoglio di prepotenza e ricco di quel solidarismo di popolo che ci insegnò Alcide De Gasperi negli anni '50 e che fece della nostra Italia un paese migliore.</div><div> </div><div>Buon Anno allora. A tutti quelli che si affidano alla Speranza e che proseguono il loro impegno per il Bene comune nonostante il mondo remi da un'altra parte, nonostante tutto sembri andare nel verso opposto. E nonostante questo, i giovani democratici e cristiani, liberi e forti ci saranno anche nel 2009.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-86791501767334975002008-12-23T01:16:00.000-08:002008-12-23T01:18:26.880-08:00CASO ENGLARO: VOLONTE' (UDC), ALLUCINANTE SENTENZA STRASBURGORoma, 22 dic. (Adnkronos) - "Solidarieta' a massima a Sacconi e totale condivisione del provvedimento amministrativo emesso: altro che passi indietro c'e' bisogno un atto di lealta' costituzionale di tutto il Cdm". Lo dice Luca Volonte' dell'Udc in una nota stampa.<br />"Dopo sentenza di allucinante nazismo della Corte di Strasburgo,ci dovremmo chiedere in che Europa vivranno i nostri figli -aggiunge- Al Governo italiano spetta il compito di seguire rapidamente il corretto invito di Capotosti,si faccia il decreto salva vita per Eluana e gli altri come lei".<br /><br /><br /><br /><strong><span style="font-size:130%;">U.E.Corte europea: cosa c'entrano le associazioni cattoliche italiane con Eluana Englaro?</span><br /></strong>23 Dicembre 2008<br />Irricevibili per mancanza dei necessari presupposti: questa, in sostanza, la motivazione con la quale la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha bocciato ieri i ricorsi presentati da privati cittadini e associazioni cattoliche contro la sentenza con la quale e' stata autorizzata la sospensione dell'idratazione e del nutrimento di Eluana Englaro.I giudici di Strasburgo hanno respinto su tutta la linea le tesi dei ricorrenti. Innanzitutto essi 'non hanno alcun legame diretto' con la persona in coma dal 1992. Ma soprattutto non hanno fornito prove ed elementi sufficienti per dimostrare che lo Stato italiano e' venuto meno, con la sentenza della Corte d'appello di Milano, alla tutela dei loro diritti alla vita e a un processo equo, nonche' al divieto di trattamenti inumani o degradanti. Quello di Eluana Englaro, per i giudici di Strasburgo, e' quindi un caso a se' stante che riguarda solo le persone e i fatti oggetto della sentenza.'Affinche' un ricorrente possa dichiararsi vittima - si legge nel comunicato con cui la Corte ha reso nota la sua decisione sulle otto cause prese in esame - occorre produrre indizi ragionevoli e convincenti' che dimostrino la probabilita' di subire un danno personale. 'Semplici sospetti o congetture non sono sufficienti'. E i ricorrenti, nel caso specifico, 'non hanno soddisfatto questa condizione'. Secondo la Corte, se i giudici italiani dovessero pronunciarsi sul mantenimento di trattamenti medici ai ricorrenti 'non potrebbero ignorare ne' la volonta' dei malati espressa attraverso i loro tutori - che hanno chiaramente preso posizione in difesa al diritto alla vita dei loro congiunti - ne' i pareri dei medici specialisti'. Cosi' come 'la Corte d'appello di Milano ha fatto nel caso Englaro, l'autorita' giudiziaria - si legge ancora nel comunicato - dovrebbe seguire, nell'analisi dei fatti, i criteri fissati dalla Corte di cassazione con la sentenza del 16 ottobre 2007'. Inoltre, poiche' la decisione della Corte d'appello di Milano non impedisce in alcun modo a privati cittadini di continuare a portare avanti la loro causa, per i giudici di Strasburgo le associazioni non possono sostituirsi a loro e 'non possono essere considerate vittime' di presunte violazioni dei diritti sanciti dalla Convenzione europea sui diritti umani. Quindi anche i loro ricorsi 'sono dichiarati irricevibili'.'Nessuna sorpresa' perche' il ricorso 'lo consideravo irricevibile da una Corte europea gia' allora', cioe' al momento della presentazione, si e' limitato a dire Beppino Englaro, il padre di Eluana. Ma la decisione della Corte divide la politica.COMMENTI'Ulteriori polemiche non servono, serve una legge'. E' la posizione di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.'Commentare quanto ha stabilito oggi la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo sul caso Englaro - afferma Finocchiatro in una nota - mi sembra davvero fuori luogo. E colpisce che, dopo questo pronunciamento e dopo la sentenza della Corte di Cassazione, ci sia ancora qualcuno che si produce in polemiche sull'argomento, non facendo altro che alimentare il dolore della famiglia di Eluana'.'Io - continua Finocchiaro - voglio solo ribadire che tutto quello che sta avvenendo rende sempre piu' tremendamente urgente che il Parlamento si faccia carico delle sue responsabilita': serve una legge sul testamento biologico, al piu' presto. Le polemiche servono solo per strumentalizzare vicende personali e umane. L'unica strada seria - conclude - e' quella di una discussione parlamentare che porti ad una legge. E siamo maledettamente in ritardo'. 'La mia posizione l'ho gia' espressa chiaramente e quindi non voglio entrare nel merito della questione. Ma esiste una direttiva ben precisa del Ministro Sacconi che il Friuli Venezia Giulia deve assolutamente rispettare'. Lo dichiara in una nota il deputato triestino della Lega Nord, Massimiliano Fedriga, dopo il pronunciamento della Corte di Strasburgo sul caso di Eluana Englaro. 'La decisione della Corte per i diritti dell'uomo, di dichiarare irricevibile il ricorso presentato da alcune associazioni italiane sul caso di Eluana Englaro , non cambia assolutamente nulla'. Lo afferma Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl e Vicepresidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia. 'Rimaniamo fermamente convinti - aggiunge Carlucci - che nessun giudice possa arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di un individuo. Peraltro la Corte europea si e' astenuta dall'entrare nel merito della questione. Credo che sia opportuno evitare di investire tale decisione di significati che di fatto non ha'. "La decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo segna l'ennesima sconfitta di tutti coloro che sul corpo della povera Eluana stanno combattendo un'incomprensibile battaglia ideologica che si conferma essere priva di ogni fondamento giuridico". Lo dichiara l'on. Silvana Mura, deputata di Idv. "Anche il governo italiano farebbe bene a prenderne atto ritirando l'atto di indirizzo politico emanato dal Ministro Sacconi. Il governo ora ha il dovere di consentire alla famiglia Englaro di eseguire la sentenza della Cassazione e di attendere, come ha sempre detto di voler fare le decisioni del Parlamento in merito ad una legge sul fine vita. Lo zelo dimostrato da molti ministri sia utilizzato per offrire un contributo che riduca i tempi dell'iter parlamentare invece che per compiere atti di ostruzionismo". "La sentenza della corte europea non cambia assolutamente nulla. La decisione di Strasburgo non entra affatto nel merito della vicenda di Eluana Englaro.Pertanto la gioia di qualcuno e le assurde richieste di ritirare la circolare del Ministro Sacconi sono assolutamente infondate. Il Ministro ha affermato un principio chiaro e sacrosanto, sancito dalla nostra Costituzione, relativo alla difesa della vita e alla sua indisponibilita'. Il vergognoso tentativo di strumentalizzare ad arte la sentenza della Corte UE testimonia solo la malafede di chi lo fa". Lo afferma Isabella Bertolini, deputato Pdl. Per la Corte europea per i diritti dell'uomo, con la pronuncia sul caso di Eluana Englaro, non conta l'articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, secondo cui "nessuno puo' essere intenzionalmente privato della vita". A sostenerlo e' Alfredo Mantovano, sottosegretario al ministero degli Interni, che aggiunge: "Conta il cavillo giuridico costituito da una presunta 'assenza di legami diretti dei ricorrenti' con Eluana"."Anche i giudici della Corte europea -prosegue l'onorevole Mantovano- dovrebbero sapere che la vicenda di Eluana ci coinvolge tutti in quanto partecipi della famiglia umana. Risolvere cosi' il 'caso' costituisce un tragico precedente, una implicita sollecitazione, per coloro che affrontano analoghe traversie, ad abbandonare la speranza."Il pronunciamento della Corte di Strasburgo -conclude poi il sottosegretario agli Interni- che negli effetti si allinea alle sentenze italiane, conferma nell'immediato il fondamento e l'opportunita' dell'atto di indirizzo del ministro Sacconi, l'unico provvedimento che finora e' andato in direzione della vita". "Rispetto i giudici della Corte europea, ma non posso non osservare che, al di la' delle motivazioni giuridiche, la loro decisione va nel senso contrario a quello che sarebbe giusto, cioe' difendere la vita". Il card. Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, ha commentato cosi' la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo, che ha respinto il ricorso presentato sul caso di Eluana Englaro da alcune associazioni per difesa della vita. "Deve essere chiaro che la moralita' di un'azione si misura rispetto al contributo che da' alla costruzione dell'uomo: cio' che lo costruisce e' buono, cio' che lo distrugge e' cattivo", ha spiegato il porporato."Ed e' evidente -ha concluso- che le decisioni morali non possono dipendere dal consenso della maggioranza, sia essa giuridica o no". Sulla vicenda di Eluana Englaro, la donna in coma irreversibile da 17 anni ricoverata in una clinica di Lecco e in procinto di essere trasferita a Udine, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato a Pordenone di credere "innanzitutto che questa sia una tragedia per il padre della povera ragazza a cui va tutto il rispetto.Io ritengo peraltro che la posizione del governo italiano sia quella corretta". E ha aggiunto: "Il ministro Sacconi ha detto cio' che ha detto non per il suo piacere, ma perche' e' profondamente convinto che sia giusto, e quindi bisogna andare avanti con il suo atto di indirizzo". "Io credo che non posso far altro che accogliere ulteriormente l'invito di Beppino Englaro al silenzio e al rispetto. Penso che la pausa natalizia possa essere utile a tutti". Lo ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo ai microfoni del Tgr regionale. "Da parte mia - ha aggiunto - ho gia' detto molte cose in aula e preferisco ora attenermi a quello che ho detto. Credo che non aggiungero' nulla di piu', se non considerare la vicenda di Eluana Englaro un fatto privato tra un cittadino che si e' visto riconoscere un proprio diritto dalla Cassazione e la volonta' di esercitarlo autonomamente in questa regione. Non vedo pertanto il motivo per cui il presidente della regione debba prendere posizione politica rispetto a questo". "Ogni polemica - ha aggiunto - mi pare quindi antipatica. Ho ricevuto consensi bipartisan, ma anche dissensi, da destra e da sinistra e questa e' appunto la dimostrazione che su una vicenda del genere la politica, in un momento come questo, non deve intromettersi". "C'e' gia' una partita molto lunga sulla vicenda di Eluana Englaro che questo papa' ha gestito con grande sobrieta' e onesta' intellettuale. Non dimentichiamoci mai - ha concluso Tondo - che Beppino Englaro prima di prendere questa strada dolorosa anche per se stesso ha portato Eluana per tutte le cliniche possibili e immaginabili cercando di avere un segno di vita che non gli e' stato dato. Quindi fermiamoci qui". La decisione della Corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo, che ha definito 'irricevibile' il ricorso presentato da alcune associazioni cattoliche per bloccare la sentenza sul caso di Eluana Englaro, 'non entra nel merito della questione e sostanzialmente si lava le mani , evitando di prendere una decisione'. E' questo il commento di Eugenai Roccella, sottosegretario al Welfare, a margine di uno spettacolo teatrale organizzato da 'Scienza e Vita' all'Auditorium di Roma.'Devo ancora leggere bene le motivazioni della decisione - ha detto - ma per quello che ho visto mi sembra che non entri nel merito, sostanzialmente e' come se dicesse laviamocene le mani. Mi sembra vada evidenziato infine che si parli comunque di un'autorizzazione ad eseguire la sentenza, ma non di un obbligo'. 'La decisione della Corte di Strasburgo non mi stupisce, visto che i messaggi dell'Europa su questi argomenti sono sempre stati in controtendenza sui valori strutturali e fondamentali della societa''. Lo ha affermato l'on. Paola Binetti (Pd), a margine dello spettacolo teatrale organizzato dall'Associazione Scienza e vita questa sera all'Auditorium a Roma.'C'e' la leggenda che l'Italia sia il fanalino di coda rispetto all'Europa sui temi piu' sensibili - ha detto Binetti - Credo invece che il nostro Paese rappresenti il piu' grosso fattore di speranza per capovolgere questi orientamenti presenti in Europa'. 'I medici sono tenuti a non fare atti che possono anticipare la morte di una persona: laddove in alcuni paesi vi sia anche una legislazione favorevole a tali atti, gli operatori sanitari sono tenuti ad intervenire perche' la legislazione cambi', inoltre 'qualora se ne presenti la necessita', per medici ed operatori sanitari risulta legittima la facolta' di esercitare il diritto all'obiezione di coscienza'. A ricordare la possibilita' dell'obiezione di coscienza per i medici, e' Antonio Spagnolo, docente di bioetica all'Universita' di Macerata e membro della Pontificia accademia per la vita, che pone l'accento su come nella vicenda di Eluana Englaro ci si trovi di fronte 'al paradosso di voler dare corso ad un'azione prima ancora che vi sia una legge in materia'.Il bioeticista ha cosi' ricordato l'orientamento generale e fondamentale dell'Associazione medica mondiale su questo delicato tema. Quindi ha affermato: 'Il voler dare la morte non puo' essere un'espressione della piu' genuina caratteristica dell'integrita' della professione sanitaria, finalizzata sempre al bene della persona, e dunque alla vita': in questo contesto, 'qualora se ne presenti la necessita', per medici ed operatori sanitari risulta legittima la facolta' di esercitare il diritto all'obiezione di coscienza'.'Pur presentando molte analogie con esso - puntualizza inoltre Spagnolo - il caso Englaro e' diverso dal caso di Terry Schiavo.Mentre negli Stati Uniti esiste infatti una legislazione che considera le dichiarazioni anticipate di trattamento, nel nostro paese non esiste. Ci troveremmo, allora, nella fattispecie di un'azione posta in essere prima ancora che venga varata una apposita legge'. 'L'enfasi dei media sulla vicenda di Eluana - conclude Spagnolo - dovrebbe far interrogare le persone che si dichiarano favorevoli all'attuazione della sentenza di Cassazione su cosa significhi essere gli esecutori di una sentenza di morte'. Di qui l'auspicio che 'tutti i medici e gli operatori sanitari ripensino il significato della loro professione e sull'imbarazzante posizione di eventuali 'volontari della morte''.Tornando alla tragica vicenda della donna di Lecco in stato vegetativo persistente da 17 anni, Spagnolo fa notare che 'anche le diverse fasi previste dal protocollo che la struttura di Udine adotterebbe per eseguire la sentenza della Cassazione, sospendendo l'alimentazione e l'idratazione, dimostrano la problematicita' dell'operazione: e' contraddittorio, infatti, prevedere interventi volti ad attenuare la sofferenza che comporta una morte per fame e per sete, all'interno di in un processo che si prevede duri circa quindici giorni. Sospendere l'alimentazione e l'idratazione per poi dare qualcosa che attenui gli 'effetti collaterali' come la sofferenza del paziente - invece di rimuovere le cause, come un buon medico dovrebbe fare, e quindi in questo caso non dar corso alla sentenza citata - e' agghiacciante e paradossale'.Dopo che la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha giudicato 'irricevibili i ricorsi presentati sul caso di Eluana, mi auguro che il governo desista dall'accanimento politico e burocratico nei confronti della famiglia Englaro, nel tentavo di vanificare, per via amministrativa, gli esiti di una sentenza giudiziaria'. Lo afferma Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato del Pdl.'Questa desistenza - rileva Della Vedova in una nota - contribuirebbe a chiudere la vicenda in modo ragionevole e coerente con le aspettative dell'opinione pubblica, in parte prevalente convinta che, nelle situazioni di fine vita, occorra il piu' possibile rispettare la volonta' dei pazienti e quella dei loro familiari e guardare con sospetto alla pretesa dell'esecutivo o del legislatore di dettare direttamente le regole di condotta agli operatori sanitari'. Una scelta di questo genere, conclude l'esponente Pdl, 'sarebbe peraltro di buon auspicio per la discussione della legge sul testamento biologico che attende il Parlamento nei prossimi mesi'. Sul fine vita è necessario "un decreto legge 'urgente' del governo", attraverso il quale "si rimandi poi al Parlamento il compito di legiferare complessivamente sulle questioni che riguardano il fine vita". Ad auspicarlo, per risolvere "in maniera efficace una questione ormai troppo intricata", è Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, interpellato dal Sir dopo che la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha dichiarato "irricevibile" il ricorso presentato da diverse associazioni contro la sentenza della Corte d'appello di Milano sul caso Englaro."Di fronte al tentativo di salvare Eluana con tutti i mezzi - commenta Casini all'agenzia della Cei - ci si attacca alle procedure per impedire un esame a fondo di una questione diventata oramai talmente intricata che, se si vuole risolverla in maniera efficace, non c'è altra strada che la legge". Di qui l'auspicio che "esca a giorni un decreto legge urgente del governo, magari con un articolo unico - propone Casini - in cui si stabilisca che l'alimentazione e l'idratazione vanno garantite a tutti i pazienti. Poi la parola al Parlamento". Dopo la sentenza della Corte Europea, "il ministro Sacconi farebbe bene a ritirare la sua circolare. A meno che egli voglia rappresentare il pensiero del Vaticano e non quello di un ministro europeo". Lo dichiara il segretario del Pri Francesco Nucara. Il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, si dice "addolorato" per la pronuncia della Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo "per il suo contenuto ma forse ancora di piú per la motivazione che viene addotta" sul caso di Eluana Englaro."Colui che non è in grado di adire di persona alla Corte - dice in una nota - non puó sperare che qualcuno possa prendere le sue parti e cercare di far valere i suoi diritti. E' una sentenza che vale contro tutti i deboli - osserva Buttiglione - contro tutti quelli che non hanno voce, contro tutti coloro i quali hanno solo la flebile speranza che qualcuno prenda in mano la loro causa. Potrei sbagliarmi - conclude l'esponente dell'Udc -ma ho l'impressione che non sia sempre stata la posizione di questa Corte". La Corte di Strasburgo 'boccia il ministro Sacconi: il ministro faccia un passo indietro e vada a trovare Eluana'. E' l'invito di Silvio Viale, dell'Asociazione Luca Coscioni, il quale esprime 'soddisfazione' per la sentenza della Corte Europea che ha respinto il ricorso presentato da alcune associzioni sul caso Englaro.'Che fosse un ricorso campato in aria - afferma Viale in una nota - era chiaro, come era chiaro che si trattasse di una strumentale provocazione mediatica. Bocciando quel ricorso la Corte Europea ha di fatto bocciato i suggeritori occulti delle vergognose intimidazioni di Sacconi. La soddisfazione per l'esito scontato del ricorso alla Corte Europea per i diritti umani - prosegue Viale - non attenua pero' le preoccupazioni per nuove provocazioni'.'Mi aspetto - sottolinea Viale - che questa bocciatura faccia riflettere il ministro Sacconi e gli faccia fare un passo indietro. Invece di seguire le folgorazioni del sottosegretario Roccella, sarebbe piu' utile che Sacconi andasse a trovare Eluana, parlasse con la famiglia e maturasse una propria personale convinzione'. Gli italiani, conclude l'esponente dell'associazione Coscioni, 'sanno apprezzare molto di piu' un ministro che ammette di avere sbagliato, piuttosto che un ministro che dia l'impressione di essere a mezzo servizio'. Da Strasburgo e' arrivata 'l'ennesima conferma a favore del diritto alla autodeterminazione e sul caso Englaro non c'e' altro da dire'.E' il commento di Ignazio Marino (Pd), secondo il quale 'solo nel nostro paese puo' accadere che dopo una sentenza definitiva e inappellabile del piu' alto grado della magistratura, la Corte di Cassazione, vi sia ancora chi tenta di lacerare gli animi cercando di alimentare confusione e mettere in crisi una situazione che e' stata chiarita in tutte le sedi opportune'.Sulle decisioni che riguardano la fine della propria vita, afferma Marino in una nota, 'ciascuno dovrebbe potersi esprimere personalmente, senza l'intervento di terzi che non hanno alcun legame con la persona. E' anche questo che ha voluto ribadire la Corte Europea sui diritti dell'uomo ed e' cio' che indica la Costituzione e anche il Catechismo della Chiesa cattolica dove si legge che 'Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacita', o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volonta' e gli interessi legittimi del paziente''.'Mi auguro che il silenzio e la pausa di riflessione chiesti da Beppino Englaro siano finalmente rispettati e che tutti, a partire dalle piu' alte autorita' pubbliche del nostro paese - conclude Marino - vogliano accettare che si deve avere il massimo rispetto delle sentenze della magistratura e che non si possono travalicare i propri ruoli istituzionali a fini ideologici. Il dibattito sia fatto nelle sedi appropriate, e cioe' in Parlamento, e non strumentalizzando vicende personali e drammi umani'.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-8374293596382836432008-12-14T05:51:00.000-08:002008-12-14T07:14:57.787-08:00Dalla delegazione UDC che ha partecipato al seminario nazionale dei Giovani Italiani del Partito Popolare EuropeoEssere democratici cristiani nel PPE.<br /><br />Durante questi quattro giorni a Bruxelles, assieme ad un gruppo di 55 ragazzi, della Delegazione dei Giovani UDC (inviata dall'On. Iles Braghetto), che è una componente dell'Associazione Giovani Italiani del PPE, ho partecipato al Seminario a Bruxelles dell'AssociazioneSenza nulla togliere ai fratelli di Forza Italia (perchè fanno parte del Partito Popolare Europeo Forza Italia e UDC), abbiamo dato una lezione di stile: i giovani UDC hanno partecipato sempre a tutti i lavori delle tre Commissioni operative ( per la preparazione del manifesto su tre temi: Economia sociale di mercato, sicurezza e difesa, il sistema dei trasporti in Europa) e in maniera intensa all'assemblea plenaria svoltasi venerdì che ci ha visti votare ed emendare fino alle 22.30 (storico l'emendamento allo Statuto dell'Associazione che ha visto aggiungere la dicitura "promuovere la vita, dal suo concepimento alla morte naturale").Giovedì sera ci è stato vietato di partecipare alla cena con tutti i giorni offerta dalle regioni lombardia e friuli, perchè c'era Silvio Berlusconi ed avevano paura che lo contestassimo (e forse avevano anche ragione). In ogni caso venerdì mattina (nonostante le ore piccole) ci siamo presentati tutti alle 9 mattina in parlamento per accogliere il Presidente del Parlamento Europeo Hans Poettering e regalargli la bandiera dell'UDC con la dedica "Al Presidente Poettering regaliamo lo Scudocrociato che fu bandiera di Alcide De Gasperi, padre fondatore dell'Unione Europea, e che noi giovani democratici cristiani sventoliamo con orgoglio!", con sotto tutte le nostre firme (commento dei pochi forzisti che si sono alzati ad ascoltare il presidente: "quelli dell'udc sta volta c'hanno fregato"). Alle 11.00 abbiamo ascoltato presso la sede del Partito Popolare Europeo il Presidente del PPE Wilfried Martens e anche a lui abbiamo donato la bandiera dell'UDC: memorabile la sua gioia mentre si gira e all'ex assistente di Cesa dice "There is also Libertas" (in riferimento al Popolo della Libertà che deve ancora ottenere l'autorizzazione ad entrare nel PPE).Memorabile la passione. Che i giovani della mia delegazione hanno mostrato gridando la Verità ai microfoni dell'emiciclo dove eravamo riunioniti in assemblea plenaria: liberi e forti delle loro idee, della voglia di giustizia ed onestà, del coraggio di saper difendere quello che credono giusto e profondamente buono per l'Uomo.Voi dovete sapere che è vero che Forza Italia partecipa al PPE, ma molte componenti di Forza Italia sono fuori luogo dal punto di vista valoriali e lì è stata la battaglia: socialisti, radicali, eccetera...Lusingato. Mi sono sentito lusingato di essere a capo di una simile delegazione: grazie a tutti.Un grazie infine a Iles Braghetto perché ancora una volta ha dimostrato di essere un grande uomo politico che ha privilegiato la partecipazione (la nostra era la delagazione più numerosa), la moderazione (quando c'hanno escluso c'ha confortati e offerto una mitica cena belga) e la passione in quei valori che furono di Sturzo, De Gasperi, Adenauer, Schumann, e tutto il popolo democratico cristiano di tutte le nazioni europee.Il mio augurio è che questo si trasformi in impegno almeno in Veneto in un forte movimento giovanile regionale. Ma mentre guardavo questi miei ragazzi che votavano, che emendavano, che discutevano appasionatamente fino alle 22.30 (con i crampi della fame e una festa in centro a Bruxelles che ci aspettava) mi sono detto: speriamo che questi siano i parlamentari di domani, perchè proprio di questi uomini, di queste donne, il futuro dell'Italia ha bisogno.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8499491702501344678.post-8519280546262222522008-11-14T02:32:00.000-08:002008-11-14T02:33:22.528-08:00Valdegamberi: «Meno lucciole in strada E aiutarle è più difficile»SFRUTTAMENTO. La Regione presenta il bilancio delle attività contro il mercato del sesso e critica le recenti ordinanze<br />Valdegamberi: «La politica non pensi solo al decoro. Le vittime della tratta sono più sole e meno protette»<br />14/11/2008<br /><br />Verona. «Le ordinanze antiprostituzione rischiano di essere operazioni di facciata. Non si risolve il problema dello sfruttamento delle donne, dei transessuali e dei minori spostandolo, perchè la schiavitù continua, con forme ancor più pesanti che esulano da ogni possibile forma di controllo. Con il risultato che le vittime delle tratte sono ancora più sole e meno protette». Non c'è vena polemica nelle parole di Stefano Valdegamberi (Udc), assessore regionale alle Politiche sociali, ma un sommesso invito alla politica «a non pensare solo al decoro, ma al dramma di queste persone, impegnandoci a sradicare questo turpe mercato di esseri umani, che per la criminalità organizzata è il più redditizio dopo quello della droga e delle armi».L'appello l'assessore Valdegamberi lo lancia in occasione della presentazione - avvenuta nella sede dell'Ulss 20 in via Valverde - del bilancio delle azioni messe in atto dalla Regione, dal 2001 al 2007, per contrastare la tratta di esseri umani e la prostituzione. «Uno sforzo che si concretizza in 3,1 milioni di euro erogati per finanziare 70 progetti su base provinciale», chiarisce l'assessore, «in applicazione di quanto previsto dalla legge 41 "sull'abuso e lo sfruttamento sessuale: interventi a tutela e promozione della persona" che dal 1997 pone il Veneto all'avanguardia».Una legge che rischia di venire penalizzata dalle recenti ordinanze sindacali, che puniscono i clienti e costringono di conseguenza le prostitute a operare in luoghi protetti. Questo perchè viene meno il principale strumento di contatto, l'unità di strada, costutuita da professionisti che, utilizzando strutture mobili, si recano nelle strade dove si svolge la prostituzione o in luoghi limitrofi per portare direttamente i servizi di prevenzione, sensibilizzazione e cura.Basti dire, in proposito, che l'anno scorso in tutto il Veneto le unità di strada sono riuscite a avviare agli interventi di recupero 3216 persone. Tra queste 145 che, denunciando la loro condizione di sfruttamento, in base alla legge sono state poste sotto sorveglianza sociale e potranno ottenere il permesso di soggiorno. Nel comune di Verona e nell'ambito dell'Ulss 22 di Bussolengo hanno ricevuto l'intervento sociale 427 persone. Secondo i dati elaborati dall'Osservatorio regionale su devianze, carcere e marginalità sociali si tratta in prevalenza di donne che provengono dai paesi dell'Est Europa, dall'Africa, in particolare Nigeria e Maghreb, dal Sud America. I transessuali giungono in gran parte dai paesi dell'America Latina. Persone, in entrambi i casi, fra i 18 e i 30 anni.«Lo sfruttamento sessuale è un fenomeno purtroppo sommerso», ammette Bruna Leporini, dell'Osservatorio regionale, «anche mettendo insieme i dati in possesso delle forze dell'ordine e degli operatori sociali non si riesce a ipotizzarne la dimensione. Purtroppo conosciamo solo ciò che si rende visibile. Aiutateci anche attraverso segnalazioni al numero verde anti-tratta 800290290, attivo 24 ore su 24».Infamie che si consumano vicino a noi, lontano dal cuore e dagli occhi. Una piovra mortifera che avvinghia sempre più minori, trascinati nel gorgo della pedopornografia o dell'accattonaggio nella migliore delle ipotesi. A Verona, secondo l'Osservatorio regionale, i minori vengono sfruttati per chiedere l'elemosina, per esibizioni musicali, come lavavetri e piccoli ambulanti. Ma sono anche obbligati a compiere furti e a fare i corrieri di droga. «Riusciamo a prenderne in carico pochi», ammette Francesca Vingiani, dei Servizi sociali della Regione, «ma lo sfruttamento nei loro confronti è molto pesante».Il Comune di Verona, in questo ambito, continuerà a fare la sua parte con il progetto Sirio, che punta a prevenire e contrastare lo sfruttamento in ogni sua forma con interventi a bassa soglia e attività di prevenzione socio-sanitaria e percorsi informativi per gli studenti delle superiori.Unknownnoreply@blogger.com0