giovedì 10 aprile 2008

Una politica che sa solo sedurre conduce alla noia

di Fabio G. Angelini

Mancano pochi giorni al voto ed il dibattito sulle schede elettorali “ingannevoli” mi induce a qualche considerazione su questa lunga, noiosa e asettica campagna elettorale.
Si era partiti con il piede giusto; sembrava che miracolosamente i partiti (o meglio, i loro leader/padroni) fossero in grado di innovare l’assetto politico grazie ad un radicale ripensamento del sistema delle alleanze capace, di fatto, di fare quanto in parlamento (a causa dei veti incrociati e delle esigenze politiche contingenti) non era riuscito. Sono così nati il Partito Democratico, il Popolo della Libertà, l’Unione di Centro, e la Sinistra Arcobaleno, ovvero, le quattro macro-aree politiche cui guardava la proposta di riforma della legge elettorale in senso proporzionale alla tedesca. Ma al di là di questa innovazione, senz’altro positiva – ma la cui tenuta nel lungo periodo è tutta da dimostrare visto che i processi politici non possono essere surrogati dall’utilizzo dei meccanismi elettorali – tutto sembra uguale o se possibile peggiore di prima. E poiché tutti i nodi (prima o poi) vengono al pettine, sono in pochi a non aver compreso come ciò che di veramente marcio c’è nella politica italiana è il rapporto (ormai patologico) tra i partiti e i loro leader ed il cittadino, a seconda delle circostanze, utente, elettore o consumatore.
Soeren Kierkegaard, ne “Il Diario del Seduttore”, diceva che per il seduttore “impadronirsi dell’anima di una ragazza è arte, ma rendersene liberi è un capolavoro”. Sarà pure ardito il confronto ma in questa campagna elettorale – con il tormentone del voto utile e la polemica sulle schede elettorali – trovo diversi (ed inquietanti) punti di contatto con la storia di seduzione “estetica” di Giovanni e Cordelia raccontata dal filosofo danese.
Al seduttore kierkegaardiano, così come ai due grandi partiti contenitori che ambiscono a realizzare il duopolio della politica italiana, non sembra interessare tanto possedere la donna quanto goderne esteticamente il cedimento e l’abbandono. Per questi moderni seduttori l’arte consiste nell’incantare la fanciulla con le doti dello spirito, con il magistero della parola, portandola a quel punto di turbamento in cui essa smarrisce il proprio equilibrio ed è pronta a qualsiasi sacrificio.
Si badi, non c’è nulla di male nel cercare il consenso degli elettori con tutti i mezzi leciti previsti dall’ordinamento. Ma ciò che di perverso e di sbagliato c’è nel seduttore kierkegaardiano è quell’egoismo raffinato attraverso cui vuole trarre per sé il massimo piacere con il minimo sacrificio e che si traduce in una sostanziale negazione della donna – o, proseguendo con la nostra metafora – dell’elettore, sempre più confinato nel ruolo di semplice spettatore della politica piuttosto che di fine ultimo e nobile della stessa.
La polemica sul voto utile e sulla presunta ingannevolezza delle schede elettorali è grottesca, stucchevole e di cattivo gusto. Sia perché serve soltanto a spostare il dibattito dal tema dei programmi e delle ricette per il futuro a quello della polemica spicciola tra i partiti, del pettegolezzo da bar o da processo del lunedì; sia perché umilia la dignità del cittadino elettore che, già orfano della possibilità di scegliere il proprio deputato o senatore, in un sistema che si vorrebbe a tutti i costi bipolare corre il concreto rischio di essere ridotto a mero ratificatore di scelte politiche già fatte a tavolino prima del voto.
In realtà, l’unico voto utile è quello libero e consapevole. In una democrazia moderna, la politica ha la pesante reponsabilità di ricercare il consenso degli elettori, anche seducendoli, ma rispettando il loro ruolo e la loro sovranità, senza ricorrere a mezzucci, alchimie o cavalli di Troia.
Se a seguito di una competizione elettorale svoltasi nel rispetto della par condicio, delle più elementari regole di buon senso e del principio della parità delle condizioni di partenza gli elettori riterranno di esercitare la propria sovranità rafforzando il duopolio Veltroni-Berlosconi e garantendo ad uno di questi partiti-contenitori i numeri per governare, il sistema politico non potrà fare altro che adeguarsi ricomponendosi intorno ai due grandi partiti. Ma se è questo ciò che gli elettori vogliono, a tale risultato dovrà giungersi nel rispetto delle regole della democrazia, senza inganni o trucchetti; senza cioè suggerire tale esisto attraverso l’utilizzo strumentale di schede elettorali studiate appositamente per offrire ai due maggiori partiti (o coalizioni) condizioni di visibilità maggiori rispetto a quelli minori in ossequio ad un sistema politico bipartitico e fondamentalmente presidenzialista per ora solo nell’immaginario del PD e del PdL ma tutt’altro che esistente.
I partiti seduttori, al pari del Giovanni kierkegaardiano, non sono immuni dal sentimento della noia e della disperazione. E cioè dell’indifferenza nei confronti di tutto e della demotivazione. Una politica “seduttrice”, schiava del proprio sottile egoismo, che sceglie di non scegliere rinunciando a costruirsi un'identità per vivere solo nel presente comprende ben presto, con disperazione, il vuoto della propria azione, senza senso e senza futuro. E forse questa campagna elettorale ne è la testimonianza.

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