di Flavio Felice & Fabio Angelini
Caro Presidente Casini,
durante questa difficile campagna elettorale abbiamo sostenuto e incoraggiato la Tua scelta di abbandonare la Casa della Libertà perchè eravamo conviti – e lo siamo ancora – che quella fosse l’unica strada per avviare una nuova fase politica all’interno della quale, nel rispetto del principio della democrazia dell’alternanza, dar vita ad una nuova forza politica, frutto dell’incontro tra laici e cattolici, caratterizzata dal pragmatismo politico e da una visione autenticamente liberale dell’economia e della società.
Una nuova forza politica non necessariamente terza rispetto agli attuali PD e PDL ma capace di dare forma democratica e sostanza ideale al centro destra e ai moderati. Una formazione politica liberal-pragmatica capace di superare il dualismo tra destra e sinistra, tra guelfi e ghibellini.
Come sai, non abbiamo cambiato idea. Per questa ragione, in un momento delicatissimo come questo, ci permettiamo di scriverTi questa “lettera aperta” nella speranza di fornirTi alcuni spunti di riflessione che ti aiutino a far sì che quella rinuncia ad una vittoria scontata dell’UDC in nome del nobile tentativo di salvare la tradizione del popolarismo sturziano e democratico-cristiana di cui il Tuo partito è figlio legittimo, sia davvero feconda per l’Italia.
La geografia politica scaturita ...
dalle ultime elezioni delinea una situazione nella quale l'UDC può vantare un discreto risultato e ciò, malgrado la mannaia che ha colpito partiti espressione di una lunga tradizione come "la sinistra, l'arcobaleno", il partito socialista e la destra di Storace che contava invece di erodere una significativa quota di elettorato ad AN.
Certo, le cose non sono andate come alcuni speravano, ma malgrado una certa emorragia a vantaggio del PDL, il Tuo partito non è stato eccessivamente penalizzato dall'elettorato di centro-destra. Anzi, un elettorato, mai come questa volta, deciso ad incanalarsi verso la via del bipolarismo che ha dimostrato di rispettare la scelta solitaria dell’Unione di Centro.
Chi, come Berlusconi, dal suo particolarissimo ed interessatissimo punto di vista, appellandosi legittimamente all'aberrante concetto del "voto utile", contava di cancellare una volta per tutte la presenza della tradizione del popolarismo sturziano e democristana degasperiana si è dovuto ricredere. Il cattolicesimo politico sturziano-degasperiano organizzato in un partito è sopravvissuto a questa difficile partita.
Sia chiaro però che essere sopravvissuti oggi non significa affatto avere la certezza di avere un futuro. Gli elettori che hanno dimostrato di rispettare la scelta dell’UDC ponendo una croce sullo scudo crociato lo hanno fatto perché quel simbolo e ancor di più le idee che esso evoca, hanno rappresentato nel secolo appena trascorso un baluardo di libertà contro i totalitarismi rossi e neri ed oggi, considerata la loro straordinaria attualità e slancio ideale, possono ancor essere in prima linea nella promozione della dignità della persona in un sistema economico globale come il nostro, in cui una concorrenza spietata e priva di regole è tale da porre in crisi le nostre certezze e le nostre speranze, alimentando un pericoloso clima di paura e conflitto sociale.
È passato più di un mese dalla tornata elettorale e siamo legittimati a pensare che Tu e i dirigenti del Tuo partito non intendiate dissipare questo prezioso attestato di stima politica del quale i cittadini italiani vi hanno voluto accreditare. E' per questa ragione che guardiamo con interesse il tentativo di partire dal consenso ottenuto per avviare una fase costituente che non si limiti però ad un restyling dell'esistente.
Gli elettori che vi hanno votato, per le motivazioni sin qui espresse, non si accontentano di sapervi all'opposizione, chiusi in una posizione isolazionista, in un terzismo politico che rischia di comunicare soltanto la difficoltà e la voglia di riannodare i rapporti con la "Casa Madre". I vostri elettori e i tanti che vogliono bene a questo Paese vi chiedono che facciate opposizione, ma soprattutto che la vostra azione politica sia risolutiva e innovatrice rispetto allo scenario che da qui a qualche anno necessariamente si aprirà.
Sia se il Governo Berlusconi regga per cinque anni sia se dovesse – e francamente non comprendiamo il come e il perché – cadere prima del termine naturale della XVI legislatura, per tutti i partiti che si pongono in posizione alternativa alla sinistra si aprirebbe un nuovo scenario che crediamo, almeno in parte, ci riporterebbe a prima della discesa in campo di Berlusconi.
Come nel ’93, viviamo in un momento di crisi delle élites il cui sintomo più evidente è dato dall’indebolimento delle passioni civili che, come ammoniva Tocqueville, genera un appiattimento mediocre sul presente, la perdita del legame sociale e la scomparsa del futuro come orizzonte progettuale. Il terreno giusto, come è puntualmente accaduto con la discesa in politica di Berlusconi, per coltivare illusioni a buon mercato, consegnate a qualche messia di passaggio.
Allora, Ti chiediamo, non sarebbe il caso di cominciare – o intensificare – il processo di aggregazione di tutti coloro che, alternativi alla sinistra, non intendono disperdere quel patrimonio di cultura politica che ha letteralmente fatto l'Italia e che oggi non si sentono rappresentati dal PDL o, quantomeno, avvertono le difficoltà che il dopo Berlusconi, politicamente non così lontano, inevitabilmente comporterà? Non credi che sia arrivato il momento di provare a raccogliere attorno Te, in un nuovo ed ambizioso soggetto politico, quelle élites emergenti che possano contribuire a superare questo difficile momento – non solo politico ma culturale ed ideologico – che attraversano l’Italia e l’Europa da ormai troppi anni?
La tradizione sturziana-degasperiana si è sempre distinta per la laicità della proposta politica. Non credi che aggiornare quella tradizione significhi innanzitutto recuperare le risorse umane e materiali che possono riavviare un dialogo tra laici e cattolici nella prospettiva di uno spirito riformatore che in Francia, in Gran Bretagna e negli USA ha prodotto nuova speranza politica e, il più delle volte, anche anni di crescita economica e l’inaugurazione di un ciclo virtuoso nel campo dell'elaborazione culturale, con evidenti ricadute sul piano politico ed economico?
Il cattolicesimo politico, insieme alla tradizione laica, repubblicana, socialista, liberale ecc..., hanno contribuito in modo significativo alla nascita della prima repubblica ed il recente tentativo di cancellarla dalla geografia politica ha rappresentato la cifra di una mai nata seconda repubblica. Per questo, ci auguriamo che la resistenza e la rinascita di un'aggregazione di ispirazione cristiana, nel solco della tradizionale alleanza politica tra laici e cattolici, sia invece la cifra politica di un'attesa e agognata terza repubblica che, nonostante alcuni sostengano il contrario, è ancora lontana.
Flavio Felice, Presidente Centro Studi Tocqueville Acton
Fabio Angelini, Direttore Centro Studi Tocqueville Acton
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