Dal corriere della sera.
L’iniziativa. L’esponente dell’Udc: andrò in America con l’ex ambasciatrice presso la Santa Sede e incontrerò i movimenti per la vita e l’amministrazione Obama
Buttiglione: voglio unire i pro 194 ai contrari, tutti abbiamo cambiato idea
ROMA — «L’aborto è una ferita nella coscienza nazionale, che ci ha lacerati e divisi. Ma oggi è possibile unire spiritualmente tutta la nazione italiana: perché sia coloro che hanno sostenuto la legge 194, sia quelli che l’hanno ostacolata, hanno in parte cambiato idea. E l’Italia può guidare una grande campagna internazionale, per raggiungere l’obiettivo che si sono dati il Papa e Obama: meno aborti».Rocco Buttiglione è euforico, dopo il voto che impegna il governo a promuovere una risoluzione Onu per la moratoria sull’aborto. «È una mozione che presentai fin da quando l’idea fu lanciata da Giuliano Ferrara. Poi cadde il governo, si andò alle elezioni, e Ferrara commise l’errore di presentare una sua lista. Ma contro l’aborto non si fa un partito; si può costruire un movimento, una campagna, uno slancio. Io gli proposi di candidarsi con l’Udc, ma lui rifiutò. L’offerta però resta valida; visto anche lo stato dei suoi rapporti con Berlusconi, l’Udc sarebbe la casa ideale per Giuliano».Il «movimento», dice Buttiglione, non è contro la 194. «Noi la legge non vogliamo cambiarla. Meno che mai l’articolo 1, secondo cui l’aborto non è uno strumento di controllo delle nascite. L’ha detto benissimo Livia Turco: l’aborto non è un diritto, ma una spaventosa necessità. Tutti siamo cambiati. Chi volle la 194 oggi riconosce, grazie pure alle scoperte scientifiche su embrione e Dna, che il feto non è un grumo di sangue nel corpo della donna; il feto è una vita. E chi, come me, si batté contro la 194, riconosce di essersi sbagliato su un punto». Quale? «Da bigotto come sono, lo dico teologicamente: Dio affida il bambino alla madre in un modo così particolare, che difendere il bambino in contrapposizione alla madre è giusto ma impossibile. Dobbiamo sostenere la madre, renderla libera: più sarà libera, più sarà difficile che rinunci al bambino».Dice Buttiglione che l’obiettivo è creare una rete internazionale. Ovviamente è mobilitata l’Udc: «Carlo Casini e Magdi Allam proporranno una risoluzione al Parlamento europeo, a favore della moratoria; se sarà approvata, come credo, sarà difficile per i 27 Paesi d’Europa non sostenerla all’Onu. Luca Volonté presenterà la stessa risoluzione al Consiglio d’Europa, dove i Paesi rappresentati sono una quarantina ». Ma il professore cercherà altri contatti: «Andrò in America, con il sostegno di Mary Ann Glendon, l’ex ambasciatrice presso la Santa Sede, che mi farà incontrare sia i movimenti per la vita, sia l’amministrazione Obama. Il presidente ha promesso al Papa che si batterà per far diminuire il numero degli aborti, ma non vuole entrare in contraddizione con la sua politica: la moratoria può essere il modo per trarsi dall’imbarazzo. Ne ho parlato con monsignor Martino, il presidente della Pontificia Commissione Giustizia e Pace. Ne parlerò con Berlusconi, certo.Ma anche con Angela Merkel». E il Papa? «Il Papa spero proprio sia contento » .Nato a Gallipoli, formatosi a Torino — al liceo d’Azeglio, fortilizio della cultura laica e azionista —, Buttiglione considera tuttora il momento apicale della sua storia l’interrogatorio cui fu sottoposto a Bruxelles, dov’era stato designato commissario europeo: fu «bocciato» per aver risposto di considerare l'omosessualità un peccato, pur distinguendo kantianamente tra morale e legge. «Vado fiero di quella vicenda — dice oggi —. Per fortuna, la difesa delle proprie idee ora si paga con una poltrona; Tommaso Moro ci rimise la testa». Passo a passo, sostiene Buttiglione, il mondo sta cambiando, e le sue idee da minoritarie si fanno strada. «Negli Anni Settanta l’aborto era accettato anche perché al mondo ci si sentiva stretti, si annunciava un’esplosione demografica, e si sosteneva la necessità di dare una vita dignitosa ai nuovi nati. Oggi il problema è opposto: tra qualche decennio la popolazione non crescerà più, e in molti Paesi già diminuisce; si tratta di dare una vita dignitosa ai vecchi, cui comincia a mancare l’apporto dei giovani». Sostiene il professore di capire e rispettare la divisione tra i « pro choice »ei« pro life », tra chi privilegia la scelta della donna e chi la vita del feto: «Tutti insieme possiamo unirci, per cambiare le cose nei Paesi in cui non esistono né la scelta né la vita. Paesi in cui l’aborto è obbligatorio, come in Cina, dove mancano decine di milioni di bambine; e Paesi — parte dell’India, dell’America Latina, dell’Africa — dove l’aborto è incentivato, perché ti danno il pane per i figli se rinunci a quello che sta per arrivare».Il voto favorevole in Parlamento di alcuni cattolici del Pd pare a Buttiglione un segnale importante. L’itinerario del professore che Wojtyla considerava il più colto tra i politici italiani («non è così difficile» si schermiva lui) procede da sempre a zigzag tra D’Alema e Berlusconi: nel ’94 con il patto di Gallipoli i due preparano il ribaltone e il governo Dini; poi Buttiglione tenta di portare il Ppi a destra; quindi torna nel centrosinistra al seguito di Cossiga; nel 2005 diventa ministro del Cavaliere. E ora? «Continuo a perseguire lo stesso progetto del ’94: ricostruire il centro. Occorre che si spacchi il Pd e rinasca il partito popolare. Se Bersani vincerà il congresso, lascerà liberi i popolari, recuperando parte della sinistra e svuotando Di Pietro; a quel punto l’alleanza sarà possibile. Se però Berlusconi non si ricandidasse a Palazzo Chigi, allora potremmo andare dall’altra parte...».
Aldo Cazzullo
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1 commento:
"L’ha detto benissimo Livia Turco: l’aborto non è un diritto, ma una spaventosa necessità."
Complimenti Buttiglione, il PD ti aspetta!
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