Il centro che ho in mente...
“Voglio morire democristiano. Per essere ancor più esplicito, con tutto l’amore cristiano verso il prossimo che coltivo in me come fondamento della mia fede"
L'Italia e l'Europa hanno bisogno di un centro che affermi il valore della vita e la certezza delle regole
di Magdi Cristiano Allam (Libero, 2 agosto 2009)
AAA. Partito di Fede e Ragione cercasi. Giorno dopo giorno mi sembra di vivere in una gabbia di matti. Prendo spunto dalla recente legalizzazione in Italia della pillola abortiva Ru486 per lanciare un grido d’allarme. Per quanto questa nostra Europa è più che mai votata al suicidio demografico perché il tasso di natalità è di gran lunga inferiore al livello di mantenimento che è del 2,1% (in Italia siamo sprofondati all’1,18%), noi siamo ossessionati dal promuovere, non la cultura della vita e della natalità come il buon senso e il sano amor proprio imporrebbero, bensì l’ideologia della morte propria e dei nostri neonati. La follia collettiva si è a tal punto impossessata della nostra mente e il nichilismo assoluto ha a tal punto scardinato l’umanità della nostra anima che chiunque osi dichiararsi a favore della sacralità della vita e condanni l’aborto, l’eugenetica e l’eutanasia, passa per essere oscurantista, antirazionalista, nemico dei diritti fondamentali dell’uomo e soprattutto della donna, ostile alla prospettiva di un mondo affrancato da qualsiasi tabù dove i diritti e le libertà regnino incontrastati eliminando la zavorra dei doveri e delle regole. Siamo arrivati al punto che tu passi per essere o un pazzo da legare o un pericolo pubblico se ti azzardi ad affermare che il feto è vita sin dal suo concepimento; che l’aborto è l’omicidio legalizzato del neonato; che l’eutanasia è un crimine legalizzato perché la vita è un bene indisponibile; che la famiglia naturale, quella che scientificamente essendo formata da un uomo e da una donna è in grado di procreare e di perpetuare l’esistenza della specie umana, è il pilastro fondante della nostra società, della nostra nazione e della nostra civiltà. Siamo arrivati al punto che passi per essere condannato come un nemico ed additato al pubblico ludibrio affinché sia costretto a tacere e messo nella condizione di non nuocere, se ti opponi alla tesi ideologica che la persona umana non deve più essere identificata per il proprio sesso, quindi distinta in maschio o femmina, e che tale concezione scientifica sarebbe non solo desueta ma ostile all’approccio che si fonda e mette sullo stesso piano l’orientamento sessuale degli individui affermando così l’ideologia del “genere”; se non ti basi ed attribuisci pari valore all’unione di due o più persone indipendentemente dal sesso, riconoscendo a tutti indistintamente lo status di “famiglie” sia che si tratti di unioni eterosessuali, omosessuali o poligamiche, riconoscendo a tutti indiscriminatamente i medesimi diritti sociali anche nei confronti dell’adozione dei minori e dell’educazione dei figli. Il mio grido d’allarme si fonda essenzialmente sulla ragione che ci appartiene come persone e come umanità, in un ambito esclusivamente laico, al di là della nostra fede, cultura o etnia. E’ fondamentale tenere presente che il contesto in cui in questa nostra Europa si sta consumando il suicidio collettivo è caratterizzato, sul piano economico, dal materialismo e dal consumismo sfrenato, che ci illudono che la felicità corrisponda alla rincorsa ossessiva e spasmodica dei beni materiali; mentre sul piano culturale si connota per la prevalenza del nichilismo, che nega la valenza dei valori; del relativismo, che mette sullo stesso piano tutte le religioni, le culture e i valori a prescindere dai loro contenuti; del laicismo, che rifiuta la presenza della religione cristiana nella sfera pubblica; del buonismo, che immagina che il nostro rapporto con l’altro debba limitarsi ed esaurirsi nel concedere ciò che l’altro esige; del soggettivismo giuridico, che eleva a leggi e diritti collettivi gli impulsi e i desideri soggettivi; del multiculturalismo, che concepisce il governo della pluralità etnica, confessionale e culturale come una esclusiva elargizione di diritti e libertà senza un comune collante identitario e valoriale. E’ da laico che si avvale dello strumento umano della ragione che mi batto civilmente e mi impegno in politica affinché possa esserci in Italia e in Europa un movimento di massa ed un partito rappresentativo delle istanze che sostanziano l’essenza della nostra umanità: la fede nella sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale; la considerazione della dignità della persona, indipendentemente dalla propria fede, cultura, etnia o sesso, come fondamento della nostra società; la centralità della famiglia naturale come pilastro dell’educazione dei figli e della crescita sociale; la priorità di una educazione scolastica sana che coniughi la conoscenza, i valori e la costruzione sociale; il diritto-dovere a un’informazione corretta e responsabile; il rispetto della libertà di scelta a partire dalla libertà religiosa; l’obiettivo di un’economia sociale di mercato che consideri positivamente il valore dell’impresa e persegua il bene comune e l’interesse generale; l’affermazione di un’etica sociale che si fondi sull’equilibrio tra diritti e doveri, libertà e regole; la finalità di una concezione della felicità che investa sulla dimensione interiore dell’essere anziché sulla dimensione esteriore dell’apparire e dell’avere costi quel che costi. Ebbene se mi guardo attorno mi rendo conto che viviamo in un deserto di valori e in un totale disorientamento identitario. Siamo un colosso di materialità che naviga a vista correggendo, giorno dopo giorno, la rotta in assenza di valori condivisi e incapace di individuare il punto d’approdo avendo tradito la nostra identità collettiva che, piaccia o meno, in Europa si fonda sulla verità storica delle radici elleniche, giudaiche e cristiane che neghiamo e di cui ci vergogniamo. Preferiamo proporci come una landa deserta con il risultato che finiamo per essere percepiti come una terra di conquista da parte degli islamici che sono già riusciti a insediare una loro roccaforte nell’insieme dell’Europa. Nella mia iniziale esperienza di deputato al Parlamento Europeo ho preso atto che la dimensione dei valori e dell’identità che riconosca la verità storica delle nostre radici è pressoché assente, persino all’interno del Partito Popolare Europeo che resta tuttavia il raggruppamento dove confluiscono i partiti d’ispirazione cristiana.
In Italia il solo partito al cui interno si riscontra una unità sui cosiddetti temi etici è l’Udc, erede della Democrazia Cristiana unitamente ad altre frange confluite nel Pdl e nel Pd che, tuttavia, sono dei contenitori al cui interno si ritrova tutto e il contrario di tutto. All’interno dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha avviato una riflessione volta alla costruzione di un nuovo soggetto politico di centro, moderato, liberale, laico, d’ispirazione cristiana capace di aggregare tutti coloro che oggi vivono con sofferenza la loro presenza a destra o a sinistra, o anche coloro che si tengono alla larga dalla politica perché disillusi o peggio ancora non ci hanno mai creduto. Non sappiamo ancora né su quali basi valoriali e identitarie si fonderà, né quale sarà la sua struttura organizzativa né infine come si chiamerà. Ma quello che è certo è che l’Italia e l’Europa hanno un bisogno vitale di un centro che esprima certezza sul piano dei valori e delle regole. All’epoca in cui la Democrazia Cristiana regnava incontrastata i suoi oppositori, animati da un rifiuto assoluto che culminava nell’odio distruttivo, coniarono il motto: “Non voglio morire democristiano”. Ebbene, cari amici, oggi io dico: “Voglio morire democristiano”. Per essere ancor più esplicito, con tutto l’amore cristiano verso il prossimo che coltivo in me come fondamento della mia fede, dico con grande chiarezza e determinazione che non voglio morire né succube dell’ideologia nichilista di questo degrado etico da tardo impero in cui siamo sprofondati, né adoratore dell’ideologia islamica che s’imporrà quando non resteranno che le ceneri del suicidio collettivo a cui siamo votati.
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