giovedì 25 settembre 2008

Sulla legge elettorale Casini costringe Veltroni a scoprire le carte

da il tempo

La legge elettorale è uno di quei temi che appassionano l'opinione pubblica in modo inversamente proporzionale all'interesse degli addetti ai lavori. Siccome però rappresenta la principale regola a base di una democrazia, forse sarebbe bene non sottovalutarne la portata.


Il Parlamento sta infatti discutendo della nuova legge con cui gli italiani eleggeranno la loro rappresentanza in Europa. Il governo ha rinunciato all'ipotesi di presentare un proprio disegno di legge e quindi la commissione affari costituzionali della Camera si sta basando sui ddl presentati in Parlamento. L'indirizzo della maggioranza però è già molto chiaro. Pdl e Lega hanno siglato un'intesa che prevede una soglia di sbarramento al 5% e l'introduzione delle liste bloccate al posto delle preferenze. Si tratta, evidentemente, di un progetto che è per il centrodestra molto coerente ma potenzialmente letale per i partiti medi che pure hanno già superato lo sbarramento alle Politiche (Udc e Italia dei Valori). Il partito di Lorenzo Cesa ha, in particolare, iniziato una battaglia frontale proprio sull'eventualità di cancellare le preferenze. Alla festa del partito Casini ha addirittura rinunciato al suo nome nel simbolo per inserire provocatoriamente la scritta «Sì alle preferenze». Si potrebbe obiettare che è stato proprio l'Udc a volere nel 2006 una legge proporzionale e che per ottenerla approvò di buon grado le ora famigerate liste bloccate. È vero: non c'è dubbio che da oltre dieci anni i centristi in genere affidano al dibattito sulla legge elettorale capacità taumaturgiche e risposte che invece dovrebbero venire da scelte politiche di merito. La battaglia — decisamente demodè — sulle preferenze e sul sistema proporzionale rischia però di apparire oggi assolutamente moderna. Restituire capacità decisionale agli elettori sta diventando persino una necessità. Casini sembra averne preso talmente coscienza che è passato da una linea di «retroguardia» (non toccare le preferenze) ad una di «avanguardia». In una intervista a «Il Sole 24 Ore» ha proposto di adottare per le Europee un sistema assai simile a quello delle provinciali (candidati nei collegi e ripartizione di questi su base proporzionale). Un meccanismo non semplicissimo e non privo di controindicazioni. Ma al contempo una straordinaria e innegabile innovazione per l'Udc che supera il tabù del passato. Ad esser chiari, le probabilità che questa proposta passi sono davvero poche e l'impressione è che Casini e Cesa puntino ad un ragionamento di prospettiva. Nel frattempo però questo sparigliamento costringe il Pd a scoprire le sue carte. Se infatti il piano del Pdl è trasparente e alla luce del sole, quello di Veltroni non è ancora chiarissimo. Il leader dei Democratici è d'accordo nei fatti con Berlusconi o sposa la linea di Casini? In quest'ultimo caso, la verifica si sposterebbe in Parlamento dove — se appunto l'opposizione è seriamente determinata — un eventuale ostruzionismo potrebbe portare a risultati imprevedibili. Occorrerebbe — ripetiamo — una determinazione del Pd di Veltroni che ancora non si scorge. Intanto, si può riconoscere che da Casini e dall'Udc giunge una significativa novità. Chissà che non se accorga l'opinione pubblica, ed anche gli ex (?) alleati del centrodestra. www.fomiche.net

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